La cabina di pilotaggio di un aereo (foto: Wikipedia)

La cabina di pilotaggio di un aereo (foto: Wikipedia)

Era stato in psicoterapia per placare le sue tendenze suicide Andreas Lubitz, il copilota considerato responsabile dello schianto dell’aereo Germanwings lo scorso 24 marzo sulle Alpi francesi. La Procura di Düsseldorf sta indagando sulle ragioni del suo gesto: depressione, ansia o sindrome da affaticamento, difficile trovare prove reali delle sue intenzioni. Ma quello che è certo è che il copilota ha distrutto l’aereo di sua volontà. Andreas Lubitz era rimasto da solo nella cabina di pilotaggio, mentre il capitano Patrick Sondenheimer era uscito per pochi minuti. Così, si è barricato dentro e ha ignorato le grida del pilota, che ha fatto il possibile per salvare le loro vite e quelle dei passeggeri.

Dall’esterno, è stato impossibile aprire il portellone blindato che sigillava la cabina di pilotaggio, isolandola dal resto dell’aereo. Una misura di sicurezza presa dopo l’11 settembre, pensata per impedire atti di terrorismo, dirottamento o simili. Non si era previsto, all’epoca, che fosse l’azione del pilota stesso a portare l’aereo allo schianto. Dopo l’esperienza del volo Germanwings, le compagnie di diversi Paesi hanno imposto la presenza continua e obbligatoria di due persone nella cabina dei comandi. Quando uno dei piloti si allontana, un assistente di volo dovrà prendere il posto vicino all’altro pilota.

Tra le compagnie che hanno introdotto questa regola c’è Alitalia. Lo stesso ha fatto l’associazione per l’aviazione tedesca (Bdl), che applicherà immediatamente la nuova norma: in tutte le compagnie aeree tedesche, tra cui anche Lufthansa e la sua sussidiaria Germanwings, così come Air Berlin, Condor e TuiFly ci saranno sempre due persone in cabina. Le compagnie low cost EasyJet e Norwegian Air Shuttle applicheranno la misura su tutti i voli. Anche il governo canadese ha stabilito lo stesso per tutti gli aerei del Paese, mentre il direttore dell’aviazione civile messicana ha dichiarato che scatterà l’obbligo anche in Messico.

Livia Liberatore