Un piano filorusso per destabilizzare il governo. Una protesta davanti al Parlamento per chiedere le dimissioni della presidente europeista. Una legge che cambia la lingua ufficiale dal moldavo al romeno. A Chisinau, capitale della Moldavia, la tensione si alza. Dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina le distanze tra la popolazione filorussa e quella filoeuropea si sono allargate e s’intrecciano con il destino della Transnistria, terra contesa dalla caduta dell’Unione Sovietica.

Scontro identitario – Lo scorso 4 marzo il Parlamento ha approvato una legge che dichiara “lingua romena”, anziché “moldava“, quella parlata nel Paese. Un’incorporazione formale tra i due vernacoli che nella sostanza coincidono. La Corte Costituzionale moldava infatti nel 2013 aveva stabilito che lingua moldava e romena sono identiche. Ma il voto ha spaccato i deputati: in 56 su 101 hanno approvato il provvedimento. Si tratta di un ulteriore avvicinamento all’Unione Europea, cominciato nel giugno 2022 con la richiesta formale di adesione all’UE, presentata insieme all’Ucraina. La decisione del governo non è stata accolta bene dallo Sor, il partito filorusso all’opposizione. I timori di socialisti e comunisti vicini a Mosca è che si tratti del primo passo verso un’effettiva annessione alla Romania e quindi alla Nato.

La presidente moldava Maia Sandu (Wikimedia)

Proteste e disordini – Un voto che arriva in un momento di instabilità all’interno del Paese con inflazione alle stelle e prezzi dell’energia altissimi. Il Movimento per il Popolo, di cui Sor è il maggior esponente, ha radunato centinaia di persone per protestare davanti alle istituzioni di Chisinau e chiedere le dimissioni del governo. «Chiediamo elezioni anticipate» ha detto Vadim Fotescu, un parlamentare di Sor, «è il governo a dover pagare le bollette ai cittadini, dato che sono aumentate più volte per colpa delle autorità». Ma oltre ai problemi economici, gli oppositori temono un coinvolgimento diretto nel conflitto e chiedono che venga osservata la neutralità sancita dalla costituzione.

Il piano di Mosca per destabilizzare la Moldavia – Ma è proprio lo status di neutralità a spaventare il governo. Il territorio moldavo ha subìto conseguenze dirette della guerra in Ucraina. Più volte lo spazio aereo nazionale è stato violato da parte di missili russi. E la popolazione ha dovuto fare i conti con ripetuti blackout energetici dovuti ai danni alle infrastrutture ucraine. Non solo: lo scorso 10 febbraio i servizi segreti moldavi hanno svelato un piano russo per destabilizzare il governo guidato dalla presidente europeista Maia Sandu. A ciò si aggiunge la questione della Transnistria, l’autoproclamata regione autonoma che confina con l’Ucraina. Intorno alla capitale de facto Tiraspol sarebbero presenti oltre 1500 soldati russi.