Pessimo inizio di settimana per i fan europei dell’austerità. Podemos avanza in Spagna e la Grecia minaccia di non pagare il suo debito con l’Fmi. “Il cambiamento è cominciato”. ha detto Pablo Iglesias, leader del partito antiausterity spagnolo, ai microfoni del programma radiofonico Hoy por hoy. Alle elezioni amministrative del 24 maggio, il movimento ha infatti guadagnato Barcellona e Madrid: “Un risultato che un anno fa nessuno poteva immaginare”. E ora Iglesias guarda con determinazione alle elezioni politiche generali che si terranno in Spagna a novembre 2015, a cui pensa di poter “aspirare alla vittoria”.
“Le istituzioni servono per difendere la gente, e non per tagliare i loro diritti fondamentali”, ha proseguito Iglesias. A Barcellona, la lista “Barcellona in Comu” con la candidata sindaco Ada Colau, 41 anni, ha ottenuto il 25,20% e 11 seggi contro il 22,7% e 10 seggi del sindaco nazionalista catalano uscente Xavier Trias. Nella capitale spagnola, dopo un testa a testa durato tutta la sera, la presidente del Partito Popolare Esperanza Aguirre, ex ministra e per dieci anni alla guida di Madrid, vince con un solo seggio in più rispetto ai venti ottenuti dalla ex giudice Manuela Carmena, candidata di Ahora Madrid, coalizione di cui fa parte Podemos. Iglesias ha definito questi risultati “la fine del bipartitismo”: a livello nazionale il Partito Popolare, pur confermandosi al primo posto, ha perso dieci punti percentuali e due milioni e mezzo di voti rispetto al 2011, mentre il Partito socialista operaio spagnolo ne ha persi 700mila.
L’Unione Europea – o meglio: chi parteggia per tagli e debiti da ripagare – trema di fronte ai risultati ottenuti in Spagna. Perché anche dalla Grecia non arrivano buone notizie: Atene ha dichiarato di non poter pagare il suo debito con il Fondo monetario internazionale e di aver bisogno di un altro accordo. Se ne discuterà il 27 maggio al G7 finanziario di Dresda, in Germania. Come ha dichiarato il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, Tsipras non vuole concedere elementi di austerità anche perché andrebbe “contro il suo mandato elettorale”. Il debito ammonta a 1,6 miliardi di euro da pagare entro giugno.
“I venti di Spagna e Grecia non soffiano nella stessa direzione – ha detto il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi – ma chiedono all’Europa di cambiare”. Il 26 maggio il vertice italiano proporrà a Bruxelles un documento per rilanciare un’Unione politica e monetaria più coesa attraverso un maggiore coinvolgimento dei cittadini e un sussidio ai disoccupati. “Il patto continentale deve essere più integrato e, dunque, più legittimo”, si legge nel testo.
Il voto spagnolo e il rischio default greco hanno condizionato in negativo le borse europee. L’euro è andato sotto quota 1,1 nei confronti del dollaro. Milano ha chiuso a -2,09% e Atene a -3,11%.
Angelica D’Errico