Finiti i pranzi di gala e le foto di gruppo, l’Europa torna a scricchiolare. La sera di lunedì 27 marzo il ministro della Difesa austriaco Hans Doskozil ha dichiarato che il suo Paese potrebbe scegliere in futuro di ritirarsi dai piani promossi dall’Ue per il ricollocamento dei richiedenti asilo. L’annuncio arriva dopo che nel pomeriggio il parlamento di Vienna aveva ratificato le quote migranti previste per il 2017 e, soprattutto, dopo le celebrazioni che il 25 marzo hanno ricordato i 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma.

Le dichiarazioni – Doskozil ha spiegato che «l’Austria ha fatto la sua parte nella gestione umanitaria. Visti gli impegni già presi non sarebbe neanche più tenuta ad accogliere ulteriori profughi». A sostegno di questa tesi ci sarebbero i dati sull’accoglienza delle domande di asilo. Secondo il ministro l’Austria avrebbe accolto 4587 domande ogni milione di abitanti, mentre l’Italia si fermerebbe a quota 1998. La sua non è l’unica voce in proposito, a seguirlo è anche il ministro degli interni Wolfgang Sobotka che nella riunione del Consiglio Ue ha dichiarato: «Personalmente non sono d’accordo col meccanismo della redistribuzione dei richiedenti asilo, perché ritengo che costituisca un fattore di attrazione per l’immigrazione illegale».

Austrian Defense Minister Hans Peter Doskozil speaks to media after a meeting of the Central European Defense Cooperation, CEDC, that includes the Czech Republic, Slovakia, Hungary, Slovenia, Croatia and Austria and the defense ministers of Poland, Serbia, Montenegro and Macedonia in Vienna, Austria, Friday, April 1, 2016. The ministers met to discuss among other issues the migrants situation. (ANSA/AP Photo/Ronald Zak)

Il ministro della difesa austriaco Hans Doskozil

Il ricatto di Renzi – La questione migranti torna sui banchi di Bruxelles. Dopo le polemiche austriache, anche dall’Ungheria si sono alzati cori di protesta. Il portavoce del governo Zoltan Kovacs ha accusato direttamente l’ex presidente del consiglio Matteo Renzi: «Il governo Renzi ci ha ricattati facendo pressione politica su di noi e sul resto dei Paesi dell’Europa centro-orientale. Ci dava lezione su come applicare le regole e come rispettare i valore dell’Ue».

Come funziona la redistribuzione – Il programma per la ricollocazione delle quote migranti in Europa è cominciato nel 2015, nel pieno dell’emergenza sbarchi. Secondo l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di migrazioni, quell’anno il numero di persone che arrivarono sulle coste europee raggiunse il milione. Una cifra altissima, soprattutto se confrontata con il 2016 dove le persone che attraversarono il Mar Mediterraneo furono circa 350mila. Ad essere interessati da questi flussi non sono tutti i Paesi del Vecchio Continente, ma solo quelli più vicini alle coste africane come Italia e Grecia. Il programma di ricollocazione prevede che almeno 160mila richiedenti asilo arrivati seguendo queste rotte siano distribuiti fra tutti i Paesi europei entro settembre 2017. In questo numero, seppure con una quota molto ridotta, sono previste anche persone che seguendo altre strade arrivano in Ungheria. Tuttavia, il 29 luglio 2016 sempre l’Unhcr denunciava che dopo più di un anno dall’attivazione del programma solo il 2% dei richiedenti asilo era stato ricollocato.