Nel suo concession speech, Hillary Clinton ha parlato più volte alle donne, anche a quelle che non l’hanno votata, decretandone così la sconfitta. Ha difeso ancora l’idea che la prima presidente donna debba essere un traguardo per tutte. È orgogliosa di esserne stata la paladina, ha voluto dare un messaggio di speranza, rivolto al futuro. “A tutte le bambine che stanno guardando, non dubitate mai del fatto che siate preziose e potenti e meritevoli di tutte le possibilità e le opportunità del mondo di perseguire e raggiungere i vostri sogni”. Le bambine oggi avrebbero potuto gioire nel vedere che anche una donna può diventare Presidente degli Stati Uniti, ma non è accaduto. Le loro mamme, zie, nonne, sorelle hanno scelto Donald Trump. Mentre Hillary si ergeva a loro guida, hanno risposto “no, grazie” e hanno votato lui, sorde alla chiamata della storia e alle parole della sua rappresentante.

Perchè donne? Perchè? La domanda è sorta spontanea ai molti che si attendevano un netto sostegno femminile nei confronti Clinton alle presidenziali americane. Quante donne hanno preferito Trump e perchè?

I numeri – Negli Stati Uniti il totale delle donne supera leggermente quello degli uomini: 98,3 uomini ogni 100 donne. Da escludere quindi che la vittoria di Donald Trump sia da attribuire ad una più alta presenza maschile nel Paese. Le donne hanno davvero scelto Trump. A guardare bene i dati, si scopre che la maggioranza ha preferito Hillary (circa il 54%). Un numero però insufficiente a regalare la vittoria alla candidata democratica e decisamente inferiore alle aspettative. Se scomponiamo ulteriormente i numeri, forniti da CNN e Washington Post, vediamo che il 42% delle sostenitrici di Trump è quasi interamente composto da donne bianche (53%). Il numero cresce ancora se consideriamo le donne bianche non laureate (62%).

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I motivi – Le domande da porsi in questo caso sono due. Perché no Hillary? E perché si Trump? Le questioni infatti, pur conducendo allo stesso risultato, sono separate. A leggere diversi giornali e siti internazionali (The Guardian e CNN tra gli altri), il no a Hillary, che ha portato molte donne a scegliere l’altro candidato o a non votare nessuno, sembra essere legato all’insofferenza nei confronti di una candidata vecchia, una politica già vista, una freddezza che non coinvolge. La prospettiva di eleggere la prima donna presidente è sembrata non bastare a chi ha visto in Clinton solo il retaggio di una politica fallita e di un establishment corrotto e deludente. Un’altra donna forse si. Lei no. Dall’altra parte, il si a Trump sconvolge perché implica il perdono e l’accettazione di un rappresentante ad honorem della società patriarcale e della misoginia, un uomo le cui frasi sessiste, razziste e omofobe dovrebbero risultare intollerabili per la maggior parte delle orecchie femminili.  Il comitato “Women vote Trump” però non ha dubbi: Trump è un uomo determinato, forte, fuori dal coro. Un uomo nuovo che ha promesso più lavoro, più soldi, meno immigrati, meno crimini. Un uomo che ha parlato di ciò che conta davvero alla fine del mese per ogni donna: dar da mangiare ai propri figli. Il sessismo, le molestie e la prospettiva che a legittimarle d’ora in poi sia il Presidente degli Stati Uniti, sembrano dunque non influire. Quelle sono “cose che gli uomini dicono”. Ciò che conta sembra essere ben altro.

Senza il voto delle donne, Hillary non è riuscita a rompere il soffitto di cristallo, quello più alto e forte. Ha parlato a tutte, ma non ha convinto chi voleva sentire ben altro e l’occasione è stata persa. Forse solo rimandata. Lei non ha dubbi. Quel soffitto sarà rotto. Non oggi, ma “un giorno qualcuno lo farà”. A guardare i risultati, sembra che quella che ci riuscirà dovrà essere una donna forte, ma sensibile, esperta, ma giovane, concreta, ma sognatrice. Donna, ma non troppo.

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