Dal 2 marzo Israele ha chiuso i passaggi per accedere al territorio di Gaza, impedendo l’ingresso ai rifornimenti di cibo e medicinali. Due mesi in cui la crisi umanitaria si è aggravata ancora di più. Dopo la breve tregua di inizio marzo, il 18 marzo Israele ha ricominciato le operazioni militari. E intanto nessun medicinale e nessun rifornimento di cibo può entrare nella Striscia. Questa notte il Gabinetto di sicurezza israeliano ha deciso di estendere ulteriormente le offensive militari a Gaza, dopo l’ultimo attacco missilistico degli Houti contro Tel Aviv.
Ore 12.00 – Sanchez, Albares e il sostegno ai palestinesi
Questa mattina anche in Spagna si è parlato della situazione nella Striscia. Il primo ministro Pedro Sanchez ha promesso aiuti: «Faremo il possibile per appoggiare la popolazione e la mobilitazione della comunità internazionale di fronte a questa ingiustizia». A Sanchez si è aggiunto anche il ministro degli esteri José Manuel Albares che ha affidato a X il video di un suo intervento sulle guerre in Ucraina la situazione a Gaza.
España reivindica el papel de la diplomacia en la construcción de paz.
Lo hacemos en Gaza y en Ucrania, exigiendo el cumplimiento del derecho internacional humanitario y trabajando para la paz. Apoyando a los tribunales internacionales y la lucha contra la impunidad. pic.twitter.com/HwnXJhJJF4
— José Manuel Albares (@jmalbares) May 5, 2025
Ore 11.00 – La risposta di Hamas sugli aiuti umanitari
Hamas ha reagito al piano israeliano. Nessun piano per la distribuzione dei beni di primaria necessità deve essere attuato nelle modalità richieste da Israele. Il cibo nei magazzini basterà solo per altre due settimane, dice Hamas. Mentre nella riunione del gabinetto israeliano di ieri sera si è detto che «è sufficiente». Hamas ha reagito istituendo un coprifuoco alle 21 e minacciando di morte i ladri all’interno della Striscia. La paura è che Hamas approfitti del caos per eliminare oppositori politici. La dichiarazione pubblica di Hamas è: «Il continuo ostacolo all’ingresso degli aiuti rende Israele pienamente responsabile della catastrofe umanitaria».
Ore 10.00 – Salvaguardare gli ostaggi israeliani
Il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano (Idf) Eyal Zamir mette in guardia il primo ministro Netanyahu sull’operazione militare. Secondo Zamir l’espansione nella Striscia potrebbe rappresentare un rischio per i militari israeliani tenuti in ostaggio da Hamas all’interno del territorio. Le sue parole sono state: «Israele potrebbe perdere gli ostaggi se lancia un’operazione su larga scala nella Striscia».
9.30 – Il piano israeliano per gli aiuti umanitari a Gaza e il no dell’Onu
Nel piano di Israele per la ripresa degli aiuti umanitari nella Striscia prevede che la distribuzione venga affidata a privati. È uno degli strumenti che il governo di Netanyahu ha pensato per evitare che i rifornimenti vengano destinati ai miliziani di Hamas. Nel piano israeliano l’Idf dovrà verificare l’identità di un componente di ogni famiglia. Ma l’agenzia dell’Onu responsabile dei soccorsi a Gaza ha bocciato il piano israeliano.
The heads of all humanitarian @UN entities and NGOs have affirmed @antonioguterres and @UNReliefChief‘s position:
We will not participate in any scheme that does not adhere to global humanitarian principles.
The full statement: https://t.co/PwL6Nb36BB pic.twitter.com/06GbdKdHs3
— OCHA OPT (Palestine) (@ochaopt) May 4, 2025
Ore 8.30 – Il piano per l’occupazione
Voto unanime per l’espansione delle operazioni militari in tutto il territorio della Striscia. Le operazioni inizieranno solo dopo la visita di Donald Trump prevista per la settimana prossima e fino ad allora Israele dice di voler cercare un accordo con Hamas sul cessate il fuoco e sul rientro degli ostaggi. Il piano prevede anche la riapertura dei passaggi per i beni di prima necessità (su questo l’unico voto contrario è stato quello del ministro di sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir). E anche l’occupazione della Striscia, il mantenimento dei territori conquistati, lo spostamento della popolazione verso Sud, attacchi violenti contro le milizie di Hamas e un piano per evitare che i rifornimenti vengano destinati a loro invece che alla popolazione. Questi punti sono stati resi noti da una fonte politica israeliana anonima.
Ore 8.00 – 19 morti nella Striscia dopo un raid israeliano
Nelle prime ore di oggi Israele ha lanciato un attacco nella Striscia. Due attacchi aerei hanno ucciso 15 persone nella parte nord della città di Gaza, e altre 4 nella città Beit Lahiya, nel nord della Striscia. Alle 19 morti si aggiungono 14 persone rimaste ferite, tra cui alcuni bambini che si trovavano nei loro appartamenti.
Ore 7.30 – L’attacco Houthi e la reazione israeliana
Ieri è stato lanciato un attacco missilistico da parte degli Houti contro l’aeroporto di Ben Gurion, a Tel Aviv. La difesa aerea israeliana non è riuscita a fermare il raid e sono rimaste ferite sei persone. Il governo di Benjamin Netanyahu ha incolpato Teheran di aver appoggiato gli Houti, ma si è discolpata dopo l’accusa di aver sostenuto il raid. Dopo l’episodio il premier Netanyahu ha chiesto una riunione in cui decidere le prossime mosse di Israele contro Gaza.