«Non so se ci rivedremo», così l’ex presidente polacco Lech Welesa ha annunciato il suo ricovero. «Entrerò in ospedale. Quello che verrà dopo, solo il tempo lo dirà. Vorrei dire che ho fatto di tutto per servire bene la nazione». Il fondatore di Solidarnosc ha 77 anni, porta il pacemaker da 13, e avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento per sostituirne le batterie. Nel video non svela il motivo della sua preoccupazione. «Ci sono complicazioni – ha chiarito il suo segretario Marek Kaczmar – si è scoperto che una parte del filo nel cuore è probabilmente rotto». La delicata operazione è prevista per la mattina di lunedì 15 marzo. «Siamo ottimisti. Il capo è forte. È sopravvissuto a molti combattimenti, quindi speriamo che esca più forte da questo».

L’impegno sindacale – Nato nella Polonia occupata dalla Germania, divenne un’icona nella lotta al regime comunista: sin dall’inizio della sua carriera da elettricista mostra un certo interesse per i diritti dei lavoratori. Protagonista degli scioperi del 1970 al cantiere di Danzica contro l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, sei anni dopo perse il lavoro a causa del suo coinvolgimento in sindacati clandestini. Costantemente controllato dalla polizia segreta, visse anni di precarietà lavorativa a causa di continui licenziamenti e altrettanti arresti.

Solidarnosc – Nel settembre 1980 fondò Solidarnosc (solidarietà), nacque come organizzazione sotterranea, per diventare poi il punto di riferimento per l’opposizione anticomunista di matrice cattolica all’azione del governo centrale. Attraverso il principio cardine della non-violenza, fece leva sull’identità cattolica del popolo polacco, aggregando nel tempo altre associazioni e costituendo una federazione di sindacati. Godette del sostegno di Papa Giovanni Paolo II che, nel gennaio 1981, organizzò un incontro in Vaticano. L’anno successivo, in piena legge marziale, Welesa fu condannato a 11 mesi di reclusione e il suo sindacato messo al bando. Per il suo impegno nella lotta per la libertà in piena cortina di ferro, nel 1983 gli venne conferito il premio Nobel per la pace. A ritirarlo in Svezia però è stata sua moglie, Walesa temeva di non riuscire a tornare in patria. Solidarnosc risorse solo nel 1988, assumendo le sembianze di partito politico partecipando alle elezioni del 1989, vinte con il 48% dei voti alla Camera e tutti i seggi meno uno al Senato.

Presidente della Polonia – Nel 1990 Lech Walesa divenne il primo presidente polacco liberamente eletto, nonché il primo Capo di Stato non comunista dopo 45 anni. Ricordato come fautore della “guerra ai vertici” che ha causato svariati cambiamenti di governo, gli venne attribuito il merito per l’introduzione nel Paese di un’economia di libero mercato: privatizzazione, ritiro delle truppe sovietiche dalla Polonia e riduzione dei debiti esteri. Criticato dai partiti per le sue scelte, perse le elezioni del 1995 contro Aleksander Kwasniewski.

Controversie – Sostenitore dell’ingresso della Polonia nella Nato e nell’Unione Europea, è noto anche per le sue posizioni contrarie ad aborto e unioni gay. Cattolico devoto, nel 1993 ha firmato la legge più anti-abortista d’Europa: l’interruzione di gravidanza è consentita solo in caso di pericolo per la vita della donna, incesto, stupro, o feto gravemente malformato (quest’ultima concessione è venuta meno a gennaio 2021). Durante una manifestazione politica nel 2000, definì le persone omosessuali come “malate” dicendo: «Credo che abbiano bisogno di cure mediche». Recentemente ha chiesto scusa esprimendo il proprio sostegno alle unioni tra persone dello stesso sesso.