Primo arresto in India sulla base della legge sulla “jihad dell’amore”. Secondo quanto riporta la Bbc, la polizia di Bareilly, distretto della regione dell’Uttar Pradesh, avrebbe arrestato il mese scorso un 21enne, Uwais Ahmed, con l’accusa di aver tentato di convertire all’Islam una ragazza hindu. A segnalare il giovane sarebbe stato il padre della ragazza, residente nel distretto di Sharifnagar. L’uomo avrebbe denunciato Ahmed sulla base della nuova legge – approvata alla fine del mese scorso dal governo ultraconservatore, nazionalista e islamofobo dell’UP – contro la cosiddetta “love jihad”. Il provvedimento proibisce i matrimoni interreligiosi tra hindu e musulmani nel caso in cui fossero trovate prove a conferma di una conversione ottenuta con la forza. Nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa il ragazzo proclama la propria innocenza: «Sono stato arrestato in seguito alla legge contro la “love jihad” ma non ho legami con questa donna. Sono innocente». Tuttavia, dopo l’arresto, l’uomo è stato posto in stato di fermo per quattordici giorni e rischia fino a 10 anni di carcere.

Il provvedimento – I dettagli della nuova “love jihad law” sono stati diffusi il 25 novembre dal governo della regione dell’Uttar Pradesh, al cui vertice si trova un personaggio molto vicino al premier indiano Narendra Modi, il monaco hindu Ajay Bisht. Secondo la legge, se due esponenti di comunità religiose diverse hanno intenzione di sposarsi, la decisione dovrà essere comunicata al governo locale due mesi prima e, in seguito alle indagini delle autorità, la cerimonia potrà essere celebrata solo nel caso in cui venisse provata la sincerità delle intenzioni della coppia. Se l’unione fosse motivata invece dalla sola volontà di convertire all’Islam la sposa, il matrimonio non verrebbe celebrato e lo sposo verrebbe condannato da 1 a 5 anni di detenzione o a 10 anni di carcere, non commutabili ai domiciliari, se la sposa fosse appartenente ad una casta inferiore.

Che cos’è la “love jihad” – Il fenomeno della “jihad dell’amore” non è nuovo nel panorama culturale indiano. Nato qualche anno fa come teoria complottista promossa dalle fasce estremiste dell’ultrainduismo nello Stato del Kerala, località meridionale dell’India, dove gruppi politici giovanili si organizzavano per mettere in atto “spedizioni punitive” ai danni di coppie interreligiose alla ricerca di intimità in luoghi appartati, oggi è un’idea diffusa in tutto il Paese.  Non solo: questa ideologia è sostenuta da esponenti dello stesso Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito del primo ministro Narendra Modi. I dati smentiscono tuttavia l’idea alla base della “love jihad”, ovvero la convinzione che la comunità musulmana (15% della popolazione) stia intraprendendo un progetto di “sostituzione demografica” della comunità hindu (80%) con l’espediente dei matrimoni interreligiosi. Nonostante queste unioni non avvengano con un’incidenza tale da determinare un fenomeno di questo tipo, oltre all’Uttar Pradesh anche altri quattro Stati indiani – Haryana, Madhya Pradesh, Karnataka e Assam – hanno avanzato proposte di legge simili con l’intento di ostacolarle.