La premier uscente Kaja Kallas (Fonte: Wikimedia Commons)

Il vento dell’Atlantico soffia forte sull’Estonia. Le elezioni generali di domenica 5 marzo hanno visto il trionfo del Partito Riformista della prima ministra Kaja Kallas, ferma sostenitrice dell’Alleanza atlantica e dell’appoggio all’Ucraina. Il partito della premier, liberale di centrodestra, ha incassato oltre il 31% dei voti, convincendo soprattutto gli elettori online. Calo dei consensi, invece, per i partiti russofoni ed euroscettici, in netto peggioramento rispetto a quattro anni fa. Il leader del partito ultraconservatore EKRE, Martin Helme, ha già chiesto il riconteggio dei voti, rifiutando di riconoscere l’esito del voto elettronico.

La vittoria dei liberali – Forte del risultato delle urne, sarà con ogni probabilità Kaja Kallas a guidare il nuovo governo dell’Estonia. Per farlo dovrà avviare i negoziati con gli altri partiti entrati al Riigikogu (il parlamento estone), per conquistare la fiducia di almeno 51 deputati su 101. L’alleanza più probabile è quella tra il suo Partito Riformista ed Estonia 200, formazione liberal-progressista entrata per la prima volta in parlamento con più del 13% dei voti. In alternativa, Kallas potrebbe riproporre la coalizione uscente, formata da riformisti, socialdemocratici e i conservatori di Isamaa. Entrambi i partiti hanno però peggiorato il proprio risultato rispetto alla tornata elettorale precedente, rendendo la strada in salita.

La sconfitta di russofoni ed eurocritici – La coalizione con socialdemocratici e conservatori era nata la scorsa estate dopo la rottura tra Kallas e il Partito di Centro, russofono e quindi in contrasto con la linea dura della prima ministra. Anche gli elettori non hanno giudicato positivamente l’operato del partito centrista, che ha perso più di 7 punti percentuali rispetto al 23% registrato nel 2019. Calo anche per il partito di estrema destra EKRE: prima del conteggio dei voti online gli ultraconservatori erano in testa, ma il risultato complessivo li ha nettamente ridimensionati, fermando la loro corsa al 16%. Durante la campagna elettorale, il leader Martin Helme aveva duramente criticato la posizione di Kallas rispetto al conflitto in Ucraina. Secondo l’ultraconservatore, l’appoggio incondizionato al paese aggredito avrebbe esposto l’Estonia alle ripercussioni negative della guerra, a partire dall’elevata inflazione. La sua ricetta per risolverle: stop all’accoglienza dei rifugiati ucraini e all’invio di armi, che metterebbero a rischio la sicurezza dell’Estonia stessa.

Il voto online – In Estonia il voto elettronico è possibile dal 2005. Alle prime elezioni generali in cui è stato impiegato, nel 2007, appena il 3,4% degli elettori aveva optato per questa modalità. Al contrario, nella tornata del 2023 più della metà degli elettori ha scelto di esprimere online il proprio voto. La stessa premier Kallas ha deciso di votare online nella finestra compresa tra il 27 febbraio e il 4 marzo. Per tutti gli elettori restava comunque la possibilità di cambiare idea fino al giorno delle elezioni: presentandosi ai seggi era possibile sostituire la propria preferenza elettronica con il voto espresso fisicamente. I dati parlano di circa 1.300 persone che hanno scelto questa strada per cambiare il proprio voto. Nonostante questo, il leader di EKRE ha manifestato la sua sfiducia per i voti espressi online, rifiutandosi di ammettere la sconfitta: «Contesteremo il voto elettronico in tribunale. E non riconosceremo i risultati di queste elezioni finché non avremo tutti i dati», ha dichiarato Helme al termine della giornata elettorale.