[Esplora il significato del termine: Adou Ouattara, il bambino ivoriano di otto anni che una decina di giorni fa è stato scoperto nascosto dentro una minuscola valigia mentre cercava di entrare clandestinamente a Ceuta, l’enclave spagnola in Marocco, è riuscito finalmente a incontrare la sua mamma, Lucie. Lo racconta l’edizione online del Mundo. Il bambino è stato infatti affidato ai servizi sociali e lunedì la madre, che vive in Spagna, è riuscita a raggiungere Ceuta in barca.] Adou Ouattara, il bambino ivoriano di otto anni che una decina di giorni fa è stato scoperto nascosto dentro una minuscola valigia mentre cercava di entrare clandestinamente a Ceuta, l’enclave spagnola in Marocco, è riuscito finalmente a incontrare la sua mamma, Lucie. Lo racconta l’edizione online del Mundo. Il bambino è stato infatti affidato ai servizi sociali e lunedì la madre, che vive in Spagna, è riuscita a raggiungere Ceuta in barca.

Si è conclusa con il lieto fine la storia di Adou Ouattara, il bambino ivoriano di otto anni scoperto dentro una valigia mentre cercava di entrare clandestinamente a Ceuta, l’enclave spagnola in Marocco. Il bambino è riuscito a incontrare la sua mamma, Lucie, che vive in Spagna.

All’indomani dell’ok al piano navale europeo sull’immigrazione, è scontro tra gli Stai europei sulle quote di migranti da dividere. Aumentano i distinguo e si allargano le divergenze tra Paesi del Mediterraneo e quelli del Centro Europa. Con il rischio che l’accordo possa saltare. Dopo che lunedì 18 maggio il Consiglio dei ministri degli esteri e della difesa dell’Ue ha approvato la missione navale contro i trafficanti – il comando è stato assegnato all’Italia, con base operativa a Roma – e in attesa che il 22 giugno il Consiglio Europeo dia l’avvio alle operazioni , l’accordo per la distribuzione dei migranti tra i Paesi secondo quote fisse, su cui l’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri Federica Mogherini sta lavorando da settimane, è tutt’altro che raggiunto.

Una situazione di stallo criticata dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che ha affermato: «Ogni Stato ha priorità e interessi nazionali diversi, ma la redistribuzione dei rifugiati deve essere portata a termine, e su questo non ci può essere una solidarietà asimmetrica». È scontato il riferimento ai molti governi che sulle quote fisse hanno frenato bruscamente nelle ultime ore. Dopo Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca, che sul tema dell’immigrazione hanno mano libera grazie alle clausole “opt-out” (hanno negoziato la possibilità di rinuncia a partecipare a decisioni comuni in un determinato campo) e avevano già dichiarato di non voler aderire al piano, ora anche Francia e Spagna, oltre a i Paesi dell’Est, si dichiarano contrarie. Da Parigi il premier Manuel Valls chiede che i criteri di distribuzione tengano conto dei rifugiati già accolti. E anche la Germania, che finora ha sostenuto il piano nella speranza di ottenere un alleggerimento del numero di migranti a suo carico (il più alto nel continente), teme che l’Italia, la Grecia o la Spagna possano ‘camuffare’ migranti in richiedenti asilo per liberarsi del maggior numero possibile di persone. Berlino vorrebbe quindi entrare nella gestione delle domande di asilo, un segnale di sfiducia verso i Paesi del Mediterraneo.

Emma Bonino, ex ministro degli Esteri e delle Politiche europee, ha attaccato gli egoismi nazionali, che «renderanno vita grama al progetto della Commissione», aggiungendo che «ci vorrà un serio, duro lavoro diplomatico da parte del nostro governo per impedire che questa buona proposta si trasformi in una caricatura di se stessa». Critiche arrivano anche dalla Chiesa, con il presidente della Cei Bagnasco che commenta: «Il segnale dato è apprezzabile, ma flebile e avaro. Sembra garantire non tanto il bene comune, quanto gli interessi di pochi». È più ottimista Gianni Pittella, presidente dell’eurogruppo socialista e democratico: «Siamo di fronte a un passaggio storico: per la prima volta l’Europa propone una politica migratoria comune. Chiedo agli Stati membri – aggiunge Pittella – di consolidare con le loro scelte questa politica unitaria sui migranti e i richiedenti asilo».

Simone Gorla