17142538_10212760113904575_1896369035_o

Da destra, Luca Sofri, direttore del quotidiano online Il Post, Alec Ross e la sua traduttrice

«Quello che è successo negli Stati Uniti con l’elezione di Donald Trump può succedere anche in Europa». A dirlo è Alec Ross, esperto di politica tecnologica e consulente di Hillary Clinton quando era Segretario di Stato. In un incontro organizzato alla Fondazione Feltrinelli cerca di rispondere alla domanda che in molti continuano a farsi: com’è possibile che dopo Barack Obama, gli Stati Uniti abbiano eletto un presidente che è quasi l’esatto opposto?

Rabbia sottovalutata – Sarebbe la rabbia, secondo Alec Ross, il motore che ha scatenato l’entusiasmo per un candidato come Donald Trump. Uno stato d’animo che nasce dalle condizioni economiche: «Se nel giro di 40 anni si sono moltiplicati i miliardari, la classe media non ha visto nessun aumento del proprio stipendio», spiega. E prosegue: «I democratici non hanno colto lo squilibrio perché guardavano ai dati nazionali. Come diceva l’ex primo ministro britannico Benjamin Disraeli: ‘Esistono tre tipi di bugie: le bugie, le dannate bugie e le statistiche’». Il risultato, sempre secondo l’ex consulente della Clinton, è che della crescita del Pil hanno beneficiato solamente gli Stati sulla costa, mentre quelli del centro continuavano a invocare un cambiamento concreto. Avendo lavorato fianco a fianco della prima candidata donna per un grande partito alla presidenza, ha individuato subito quello che secondo lui è stato l’errore principale: il tipo di risposta. Se Hillary Clinton ha fatto discorsi complicati, ricchi di incisi e lunghi paragrafi, che spesso risultavano incomprensibili e lontani dalle necessità della classe media, Donald Trump è andato dritto al punto: la colpa è dell’immigrazione, chiudiamo le frontiere e rendiamo l’America great again, di nuovo grande.

 

Razzismo e difficoltà economiche – «Il peccato originale degli americani è il razzismo», denuncia Ross, e cita i recenti casi di violenze della polizia contro persone di colore. «La classe media bianca e poco istruita, poi, non si capacitava di essere governata dal nero Barack Obama», aggiunge. Sarebbe stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Il pregiudizio razziale è un fuoco che si attenua, ma non si estingue mai. A Trump è stato sufficiente soffiarci sopra». La colpa? È soprattutto di Obama e Clinton, che si sono fermati ai dati statistici, senza cogliere il fermento sociale in atto. Secondo Luca Sofri, che ha condotto il dibattito, «ognuno di noi è autorizzato a pensare che è un suo diritto ottenere tutto ciò che vuole, anche quando non ha le capacità per farlo». In altre parole, si è creata un’alleanza di fatto tra la classe media che voleva diventare più ricca e un miliardario e voleva diventare presidente senza nessuna esperienza politica alle spalle.

Il cambiamento – La voglia di capire cosa non ha funzionato tra popolo e sistema elettorale è tanta. E ci si chiede quale fosse il cambiamento che voleva la gente. Gli otto anni di Obama dovevano già essere un modo di voltare pagina. «Anche se la Clinton ha avuto tre milioni di voti popolari in più e l’economia stava migliorando, c’è stata la tempesta perfetta: i rapporti con la Russia, Wikileaks, mailgate… Si deve anche ammettere che tutto ciò ha colpito una candidata molto cordiale ma troppo rigida in pubblico, debole a livello comunicativo. Obama invece è stato più aperto».

Passato presente e futuro – Molti temono quello che significherà avere Trump a alla Casa Bianca. Ma il problema è sottovalutare i fenomeni in evoluzione. Saperli leggere. In anticipo. «Hillary è stata rifiutata anche perché simbolo delle istituzioni – prosegue Ross – che però hanno perso in affidabilità. Ecco perché potrebbe accadere anche qui ciò che è successo da noi». Una soluzione viene rappresentata dalla cultura. Dall’educazione e da una maggiore competitività. La ragione per frenare gli impulsi, la paura.

17230309_10212760115904625_818693132_oTecnologia e innovazione – Un Paese, quello a stelle e strisce, che si interroga ma si sta rialzando. Un pilastro per l’economia è la Silicon Valley, culla delle migliori sfide tecnologiche. Una ricetta simile c’è anche per l’Italia. «Ci sono campi in cui l’Italia ha grande esperienza e si potrebbe reinventare, come l’agricoltura, la moda e il design. Questi settori vanno rivitalizzati anche tramite la tecnologia e le innovazioni. Ma serve meno burocrazia e un aiuto maggiore», afferma Ross.

La democrazia – C’è chi si chiede come si possa ripartire se non si può contare nemmeno sulla veridicità di istituzioni e notizie. In altre parole, la democrazia è forse più in crisi dell’economia: tutti si possono esprimere ed essere fonti, ma spesso creano notizie false. «Stiamo vivendo un momento affascinante, ed è solo l’inizio. Puoi creare notizie e usarle come armi, anche se non sono vere. Trump ne è l’esempio», spiega lo scrittore statunitense. E aggiunge: «L’attacco quotidiano ai giornalisti sta mettendo alla prova la democrazia. Al momento non c’è un antidoto, ma le piattaforme web devono assumersi le loro responsabilità e verificare ciò che fanno circolare».