al-manarÈ di almeno quattro morti e diversi feriti il bilancio ancora provvisorio dell’esplosione avvenuta martedì 21 gennaio nel corso della mattinata, nella parte sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah. Lo riferisce la Croce Rossa libanese, citata dall’agenzia ufficiale Nna. La tv Al Manar del movimento sciita filo-iraniano precisa che l’esplosione è avvenuta in via Arid, a Haret Hreik: la stessa strada dell’attentato suicida del 2 gennaio scorso, che causò la morte di cinque persone.

L’esplosione è stata provocata con tutta probabilità da un’autobomba, che a sua volta ha causato l’incendio di un palazzo. Le prime immagini mostrate dalle televisioni libanesi dopo l’esplosione fanno vedere l’edificio di alcuni piani in fiamme, mentre nella strada davanti si raduna una folla.

Secondo alcune fonti non ancora verificate, l’autobomba conteneva circa 30 chilogrammi di esplosivo. Mentre una fonte politica del partito degli Hezbollah ha affermato alla tv libanese Lbd che nessun membro del “partito di Dio” è stato coinvolto nell’attentato confermando che l’esplosione è avvenuta nei pressi di alcune abitazioni di leader degli Hezbollah, tra cui quella del numero due lo sheikh Naim Qassem.

Nel frattempo cresce l’insofferenza della popolazione libanese che cerca di promuovere campagne di sensibilizzazione come “Mush Shahid”, non martiri. Decine di ragazzi e ragazze postano le loro foto su Facebook spiegando che i civili morti negli ultimi attentati a Beirut non sono martiri, ma vittime.

Maria Elena Zanini