Il Libano sta vivendo la più grave crisi economica degli ultimi 30 anni. Un Paese e una popolazione in ginocchio. Decine di migliaia di persone hanno perso il lavoro e milioni vivono in povertà assoluta, non riuscendo ad accedere ai beni di prima necessità. Con un debito pubblico tra i più alti del mondo e il crollo della valuta locale dell’ultimo anno, la pandemia ha inasprito l’emergenza umanitaria senza precedenti che ora è in corso. E nel mese in cui si celebra il Ramadan – dalla sera del 13 aprile alla sera del 12 maggio – i frigoriferi nelle città libanesi sono vuoti.

Crisi alimentareSupermercati costretti a chiudere con gli scaffali vuoti e le scorte esaurite. «Un Ramadan senza dolci in tavola e con i frigoriferi vuoti», titolano alcune testate locali.  Per il Libano, profondamente segnato dall’esplosione che ha devastato la capitale Beirut lo scorso 4 agosto, la crisi politica e sociale si è tradotta in una crisi alimentare. Per Rasha Abou Dargham, portavoce in Libano per il World Food Programme delle Nazioni Unite, intervistata da Al Jazeera, «almeno il 22% dei libanesi, il 50% dei rifugiati siriani nel Paese e il 33% degli altri rifugiati presenti sul territorio sono colpiti da questa crisi alimentare». Al momento, secondo le stime, l’Onu sta aiutando 1 milione e mezzo di persone in Libano, pari a 1 abitante ogni 6. Il crollo della lira – detta anche pound –  ha portato negli ultimi 18 mesi sotto la soglia di povertà oltre metà della popolazione. Il Libano importa quasi l’80% di quello che consuma e con la svalutazione progressiva della sua valuta, i prezzi dei prodotti di prima necessità sono saliti alle stelle, arrivando anche ad aumentare del 400% in pochi mesi. Per le Nazioni Unite, il Libano è il Paese al mondo in cui l’inflazione legata al cibo è la più alta al mondo.

I dati sulla lira – La crisi economica che ha segnato il Libano a partire dalla fine del 2019 ha portato ad una svalutazione del 90% della moneta libanese sul dollaro. Al Jazeera ha provato a quantificare l’impatto del crollo della lira sui consumi, grazie alle ricerche del professore della American University of Beirut Nasser Yassin. È stato stimato che, rispetto al 2019, gli alimenti oggi sono in media cinque volte più costosi. Si va dall’olio da cucina, il cui prezzo è aumentato di 16 volte rispetto a due anni fa, a un litro di latte, che costa tre volte di più rispetto al 2019. Con circa 10 mila lire nel 2019 si potevano acquistare un litro di latte, un chilo di arance e di altri ortaggi, per garantire ad una famiglia il fabbisogno necessario. Nel 2020 con la stessa cifra la spesa era dimezzata, e oggi con 10 mila lire si compra solo un litro di latte. Lo stesso vale per prodotti su sovvenzione statale, come ad esempio la farina. Il prezzo del pane è infatti aumentato per la prima volta in 10 anni. Così, nel 2021 un mese di iftar, il pasto notturno con cui si interrompe il digiuno del Ramadan, può venire a costare quasi tre volte il salario mensile minimo di una famiglia. Non sono esenti dagli aumenti di prezzo anche indumenti di prima necessità – una maglietta da uomo, ad esempio, oggi costa 9 volte la stessa acquistata nel 2019 – e le medicine – il prezzo del paracetamolo è aumentato di 4 volte.

Instabilità – Dopo le dimissioni da primo ministro nell’agosto 2020, Hassan Diab – membro della coalizione guidata da Hezbollah – è stato nuovamente designato per la formazione del nuovo governo libanese lo scorso 22 gennaio, ma non è ancora stata trovata un’intesa con il presidente della Repubblica, Michel Aoun. Oltre che un Paese in un profondo default economico, quindi, il Libano continua a essere in balia dei cambiamenti politici. Non mancano le iniziative di parte per far fronte all’emergenza alimentare, e conquistare la fiducia della popolazione in ginocchio. Il gruppo sciita Hezbollah, come riporta il sito web di France24, ha lanciato una catena di supermercati con prodotti siriani, iracheni e iraniani a prezzi ridotti accessibili solo a chi è in possesso della tessera del partito.