Prima l’arresto, poi la confessione. Svolta nel caso della diplomatica britannica di stanza a Beirut, Libano, trovata morta sul ciglio di un’autostrada della città nella notte tra il 15 e il 16 dicembre. Ieri, 18 dicembre, gli inquirenti hanno fermato un autista di Uber, Tareq H., accusato dell’omicidio della 30enne. L’agenzia libanese Nna scrive che l’uomo ha confessato il delitto. Non ancora confermata, invece, l’ipotesi della violenza sessuale.

Chi è – Il reo confesso, un libanese 35enne, era regolarmente registrato all’app di trasporto automobilistico privato. E questo nonostante avesse precedenti penali. In Libano, infatti, Uber prevede che gli autisti siano in possesso di una licenza di tassista, che l’uomo aveva. In base alla legge libanese i tassisti devono avere la fedina penale pulita. Quindi sembrava tutto a posto. Contattata dal quotidiano libanese Daily Star, che ha dato la notizia, la società di San Francisco ha confermato che Tareq H. era un loro autista. Uber si è detta «inorridita per questo atto di violenza senza senso» e pronta a «cooperare con le autorità nelle indagini in ogni modo possibile». Gli investigatori hanno identificato l’uomo grazie alle immagini delle telecamere per il controllo del traffico del centro di Beirut, che hanno mostrato la vittima salire sulla sua vettura. Sembrerebbe confermata, dunque, la pista da subito indicata dalle autorità libanesi: un atto criminale, non un delitto politico.

La dinamica – Era venerdì sera quando Rebecca Dykes è stata vista per l’ultima volta. La 30enne era andata insieme a colleghi e amici al Demo, un noto locale della zona di Gemmayzeh, uno dei centri della vita notturna della capitale libanese. Poco dopo la mezzanotte aveva chiamato un’auto Uber per tornare a casa. La mattina seguente avrebbe dovuto prendere un aereo per tornare nel Regno Unito e raggiungere la famiglia per le vacanze di Natale. Tareq H. avrebbe risposto alla chiamata della 30enne e l’avrebbe fatta salire. Dopo averla portata sull’autostrada nella regione montagnosa di Metn, a nord-est di Beirut, l’uomo avrebbe cercato di violentarla. Poi l’avrebbe strangolata fino a ucciderla, abbandonando il corpo sul lato della strada. A trovare il cadavere, la mattina dopo, sono stati dei camionisti. Secondo alcuni resoconti Dykes sarebbe stata trovata con una corda attorno al collo, ma la notizia non è confermata, così come l’abuso sessuale.

La vittima –  Rebecca Dykes lavorava all’ambasciata inglese a Beirut dal gennaio 2017, alle spalle sette anni di esperienza presso il governo britannico. In Libano la 30enne era responsabile per il programma e le politiche del Dipartimento di Sviluppo internazionale. Laureata all’università di Manchester, si era poi specializzata in Sicurezza internazionale e Governance globale alla Birkbeck di Londra. In passato la giovane si era occupata come analista di Iraq, mentre attualmente faceva anche parte di diversi team di lavoro governativi, fra cui quello che si occupa di Libia al ministero degli Esteri. La famiglia della diplomatica ha chiesto privacy. «Siamo devastati dalla perdita della nostra amata Rebecca – ha fatto sapere in un comunicato – Stiamo facendo tutto il possibile per capire cosa è successo». L’ambasciatore britannico in Libano, Hugo Shorter, ha detto che il personale della sede diplomatica è «sotto shock e rattristato» per la morte della collega.