Stato minimo e poche leggi. Il piano di Trump per rendere l’America Great Again passa dalla riduzione del budget federale. Stop al finanziamento di programmi nazionali non legati alla difesa. All’insegna del libero mercato, la deregolamentazione cancellerebbe il 70% delle norme federali.

Tasse. Le aliquote passerebbero da sette a tre. L’imposta massima scenderebbe dal 39,6% al 33%, mentre quella per le imprese passerebbe al 15%. Per coprire il prevedibile aumento del deficit federale, 7200 miliardi in più secondo il Tax Policy Center in 10 anni, Trump scommette in uno shock finanziario che porterebbe a una crescita annuale del Pil tra il 3,5 e 4%. Crescita che secondo Trump creerebbe 25 milioni di posti di lavoro in dieci anni. Senza la crescita però gli Stati Uniti si troverebbero con debito pubblico aumentato. Per far rientrare le imprese statunitensi che hanno delocalizzato, Trump propone una riduzione dell’aliquota al 10%.

Angel Monge (right), a construction worker working for Lunda Construction Company, uses a jackhammer to loosen concrete on the northbound on-ramp to Hoan Bridge off Carferry Drive in Bay View on Tuesday October 12, 2010. The work is part of bridge deck repairs that will continue through Thanksgiving. The ramp will be closed during that time, and other restrictions will be in place on the northbound traffic lanes. Photo by Mike De Sisti / MDESISTI@JOURNALSENTINEL.COM

Infrastrutture. Tagli alla spesa e debt financing, obbligazioni finanziate dai privati per costruire nuovi ponti e autostrade. Il piano di 360 miliardi da inserire negli investimenti, definite da Trump il suo New Deal, prevederebbero la creazione di un fondo che possa aiutare i finanziamenti privati.

Welfare e salari. Trump è contrario all’aumento del salario minimo federale. Nel dibattito presidenziale di novembre ha dichiarato che gli stipendi sono addirittura troppo alti. Sono solo sei le settimane di congedo parentale pagato che ha intenzione di garantire a ogni lavoratore dopo la nascita di un figlio. Metà di quanto proposto da Hillary Clinton.

Economia internazionale. Il piano è semplice: azzerare tutti i trattati commerciali che gli Stati Uniti hanno con i vari Paesi del mondo. Tra i 20 esistenti, i primi che Trump vorrebbe abolire sono il Nafta, trattato commerciale con Canada e Messico e il TTP, il patto economico con i paesi del Pacifico. Per quest’ultimo vorrebbe aprire un contenzioso con la Cina al Wto, l’organizzazione internazionale del commercio. Dazi al 35% anche per i prodotti provenienti dal Messico. Nel mirino ci sono le imprese Usa che delocalizzano le fabbriche oltre il confine meridionale.