L'inviato Onu Martin Kobler ©Ansa

L’inviato Onu Martin Kobler ©Ansa

In Libia è nato un governo di coalizione. Manca solo l’ok del Parlamento. Le due fazioni di Tobruk e Tripoli hanno trovato l’intesa per riunificare la leadership del Paese dopo quattro anni di caos e guerra civile. «Mi congratulo con il popolo libico e il Consiglio presidenziale per la formazione del governo di accordo nazionale», ha scritto l’inviato speciale Onu in Libia Martin Kobler. La conferma arriva anche dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni tramite il suo account Twitter che plaude alla decisione del Consiglio presidenziale di dar vita a un nuovo governo. Ci sono però delle difficoltà oggettive in seno al Consiglio riguardo la nomina dei ministri. Infatti il vicepremier che rappresenta il governo di riconciliazione nazionale per la Cirenaica, Ali al Qatrani, ha annunciato di aver sospeso la propria partecipazione dall’assemblea per mancanza di garanzie sulla rappresentazione della propria zona di competenza.

Dopo la caduta di Gheddafi il Paese africano è sprofondato in una guerra civile combattuta tra diverse fazioni che si sono spartite il territorio. Si sono formati anche due governi a seguito delle elezioni parlamentari del 2014. Da una parte il governo di Tripoli di Khalifa Ghwell, dall’altra quello di Tobruk di Abdullah al-Thani. Solo quest’ultimo è stato riconosciuto e supportato dalla comunità internazionale. Dal 2014 sono morte circa 4mila persone.

Libia-BBC

La situazione in Libia. Fonte Bbc

«Vogliamo un Paese unito, frutto di un dialogo costruttivo, non uno fasullo che vada contro i principi della rivoluzione», aveva dichiarato il premier di Tobruk ad Al Jazeera nell’agosto 2015. Adesso, forse, dopo l’ok del Parlamento si potrà tornare a parlare di una sola Libia. Questo cambierebbe anche i rapporti con le potenze estere. Con un interlocutore unico, che riunirebbe intorno a sé anche la costellazione delle tribù, l’Occidente sta pensando a una strategia per affrontare il pericolo jihadista, molto forte nella regione. Non pochi i governi europei che hanno dichiarato nei giorni scorsi di voler intervenire militarmente in Libia contro l’Isis, Al Qaida o i gruppi a loro affiliati. In questo gruppo c’è anche l’Italia.

Ultima in ordine di tempo è la Germania che potrebbe intervenire per stabilizzare il Paese con soldati sul campo. «La Germania non potrà tirarsi indietro dal dare il suo contributo», ha dichiarato il ministro della Difesa Ursula von der Leyen alla Bild. Non è la prima volta: la Cancelliera Angela Merkel aveva promesso la stessa cosa a Hollande dopo i fatti di Parigi e adesso ci risiamo. Non è una cosa scontata: difficilmente Berlino interviene militarmente in scenari di guerra. La questione è sempre stata controversa e solo negli ultimi anni i tedeschi hanno abbandonato il loro decennale pacifismo. Il primo campo di battaglia è stato il Kosovo nel 1999, poi solo appoggi logistici in Afghanistan contro i Talebani e in Siria contro l’Isis.

Alessio Chiodi