Torna la violenza in Libia. Nel giorno che potrebbe veder nascere un nuovo (doppio) governo nel Paese, il premier Abdel Hamid Dbeibah è stato vittima di un attentato. All’alba di questa mattina un commando armato ha sparato contro il convoglio di auto che stavano scortando Dbeibah a casa, riuscendo poi a fuggire. Nonostante diversi proiettili abbiano colpito le vetture non ci sono feriti e il premier ne è uscito illeso. Per ora non c’è stata alcuna rivendicazione, ma l’attentato è un chiaro segnale lanciato da uno dei tanti gruppi armati presenti nel Paese, nel giorno in cui il Parlamento è chiamato a decidere il destino politico della Libia.

Il generale Khalifa Haftar insieme all’ex premier italiano Giuseppe Conte Epa/Filippo Attili

Spettro di guerra civile – Da oltre un anno in Libia vige un cessate il fuoco mediato dall’Onu, ma la tregua potrebbe non durare a lungo. Oggi, 10 febbraio, si potrebbe ricreare quella spaccatura tra Tripolitania e Cirenaica che ha gettato per tanti anni il Paese nella guerra civile. Il Parlamento di Tobruk è chiamato a votare un premier alternativo, che avrebbe mandato di formare un governo che andrebbe a sostituire quello ad interim di Dbeibah, sfiduciato nelle scorse settimane. Ma da Tripoli, sede del governo provvisorio, hanno già fatto sapere nei giorni scorsi che non sono previste dimissioni e che l’esecutivo di unità nazionale proseguirà il suo lavoro fino al referendum costituzionale (ancora in alto mare) e alle prossime elezioni, inizialmente programmate per dicembre e ora rinviate a data da destinarsi. Il principale candidato per questo nuovo governo è Fathi Bashaga, ex ministro degli Interni e nome divisivo nel Paese, in particolare in Tripolitania, dove è supportato da diverse milizie armate, tra le principali sospettate per l’attentato a Dbeibah. Nel frattempo si rincorrono le voci di un contatto tra l’attuale premier libico e Khalifa Haftar, il generale che nel 2019 ha cercato di conquistare Tripoli con la forza. Haftar è alla ricerca di fondi per mantenere il suo esercito in Cirenaica e il suo avvicinamento a Dbeibah potrebbe riportare la Libia alle antiche spaccature, rendendo vano l’impegno delle Nazioni Unite, chiamate a difendere la democrazia e ora di nuovo alle prese con lo spettro della guerra civile.