
Milizie di Misurata dirette verso Sirte per contrastare l’avanzata di Haftar (Ansa)
Khalifa Haftar rilancia la sua offensiva. Bloccato alle porte della capitale Tripoli, ha deciso di aprire un altro fronte per dare la spallata definitiva in un conflitto che dura ormai da 40 giorni. Mentre il suo avversario Sarraj cerca a Bruxelles la sponda dell’Unione europea, le milizie del generale stanno marciando verso Sirte, città natale di Gheddafi e punto strategico per il controllo dell’omonimo golfo. La decisione fa parte di una strategia che punta a diversificare le zone del conflitto per fiaccare la resistenza del governo di Fayez al Sarraj. Si stima che la guerra tra le due fazioni abbia prodotto fino ad ora oltre 450 morti, più di 2mila feriti e circa 60mila sfollati. Tra i morti del conflitto si registrano non solo combattenti: è di ieri la notizia che un aereo ha colpito Zawiya, città a 50 chilometri a ovest di Tripoli dove sorge la principale raffineria del Paese, uccidendo tre civili.
Roccaforte strategica – Conquistare Sirte potrebbe essere per Haftar un colpo decisivo a livello economico – in quella zona si trovano i terminal petroliferi di Ras Lanuf e Sidra – ma anche a livello simbolico. Nel 2016, infatti, la roccaforte era stata teatro di uno degli scontri più intensi tra le milizie di Misurata e l’Isis, che l’aveva eretta a sua “capitale” in territorio libico. In difesa della città, che si sta preparando all’assalto delle milizie orientali, il governo di Tripoli ha già schierato delle pattuglie di polizia nei sobborghi. Contro l’assalto di Haftar si schiererà anche la Tripoli Protection Force, il braccio armato delle milizie unitesi contro il tentativo del generale di prendere il potere.
Sarraj cerca alleati – Con la situazione militare che si fa sempre più difficile, Sarraj sta sondando il terreno nelle principali capitali europee per incentivare un intervento diretto. Dopo Roma, Berlino, Parigi e Londra, oggi, lunedì 13 maggio, il premier libico arriverà a Bruxelles, dove incontrerà l’alto segretario Ue per gli affari esteri Federica Mogherini. Secondo Mogherini l’intenzione dell’Unione è quella di riconvocare le parti in Libia per arrivare ad un «processo politico e a un cessate il fuoco». «Bisogna arrivare ad una tregua umanitaria, vedremo come ne parleremo oggi al Consiglio esteri», ha detto il ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi. Una soluzione di questo tipo, però, sembra lontana. Oggi Le Figaro ha scritto che Haftar è deciso a «proseguire l’offensiva su Tripoli», citando il ministro degli Esteri del generale, Abdulhadi Ibrahim Iahweej, presente a Parigi nel corso del fine settimana senza incontri ufficiali.
Il lavoro dell’Onu – Negli ultimi giorni Sarraj non si è limitato ad azioni diplomatiche sul suolo europeo. Il 10 maggio il premier libico ha pubblicato un’editoriale sulle colonne del Wall Street Journal ribadendo come la Libia «non può accettare un altro tiranno. Dopo il 2011 e la caduta di Gheddafi la Libia ha fatto fatica a trovare la pace ma ha fatto dei passi in avanti. Ora si trova costretta a combattere le ambizioni di un aspirante dittatore finanziato da attori stranieri». L’appello di Sarraj, però, sembra non aver provocato grandi reazioni. anche se l’Onu continua a riconoscere ufficialmente solo il suo governo. Il Palazzo di vetro sta lavorando per arrivare a una tregua tramite il lavoro di Ghassan Salamè, rappresentante speciale del Segretario generale. L’intervento militare, però, continua ad essere escluso per il momento.