Le salme di Salvatore Failla e Fausto Piano resteranno in Libia ancora per un po’. A confermare l’indiscrezione è stato Hussein Al-Zawadi, sindaco di Sabrata, città in cui sono stati uccisi i due tecnici della Bonatti. I corpi, che al momento si trovano nel centro di Surman, verranno consegnati al procuratore generale di Tripoli per una breve analisi prima di essere rimpatriati.
Failla e Piano sono stati uccisi lo scorso 3 marzo nel corso di un conflitto a fuoco tra i sequestratori, probabilmente milizie vicine all’Isis, e forze di sicurezza del governo di Tripoli. Intanto domenica 6 marzo sono rientrati in Italia Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, gli altri due tecnici della ditta di Parma sequestrati insieme alle vittime il 19 luglio del 2015 a Mellitah, nel nord del Paese. I quattro avrebbero dovuto lavorare nella zona da cui parte il gasdotto Greenstream che porta il petrolio a Gela, in Sicilia.
La dinamica che ha portato alla morte di Failla e Piano e alla liberazione di Calcagno e Pollicardo è ancora poco chiara. Secondo una prima ricostruzione, i rapitori avrebbero diviso i quattro nella mattinata del 2 marzo portando con sé Failla e Piano e abbandonando al loro destino Calcagno e Pollicardo. Inizialmente sembrava che le trattative per la liberazione fossero a buon punto ma un assalto delle milizie locali di Sabrata ha portato alla morte dei due italiani. Calcagno e Pollicardo, abbandonati nel covo dei miliziani, sarebbero riusciti a fuggire dopo aver forzato la serratura del “carcere” grazie ad un chiodo.
Purtroppo nella vicenda rimangono diverse incognite. A partire dal sequestro. Sulla cattura dei tecnici peserebbe il presunto tradimento dell’autista assunto dalla Bonatti. In mezzo frammenti di fatti e ricostruzioni sugli spostamenti dei sequestratori. Rimane ancora da chiarire anche il ruolo di Hussein al-Zawadi, sindaco della città di Sabrata che avrebbe fatto non poche resistenze alla partenza dei due sopravvissuti, tanto da costringere i servizi segreti italiani a esercitare forti pressioni. Nella gestione della crisi degli ostaggi pesa anche una rottura tra il governo di Tripoli e l’Italia. Le fazioni tripoline contesterebbero all’Italia il supporto all’altro esecutivo ora in carica in Libia, ovvero il governo di Tobruk considerato legittimo da Roma e dagli altri alleati occidentali come Francia e Gran Bretagna.
— stefano verrecchia (@stefanover) March 6, 2016
Intanto, in attesa del rientro delle salme che potrebbe avvenire nei prossimi giorni, alle famiglie delle vittime resta solo il dolore. Ieri Rosalba Failla, moglie di Salvatore, si è scagliata contro Governo e Farnesina: «Lo Stato italiano ha fallito. La liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito». La donna ha rispedito al presidente della Repubblica anche il cordoglio di Stato: «Cordoglio di Mattarella? Non ha alcun valore per me. Lo Stato ha fallito».
Alberto Bellotto