Bernardino León, inviato speciale dell'Onu per la Libia

Bernardino León, inviato speciale dell’Onu per la Libia

«Nessuno crede più a un intervento militare, ma la situazione in Libia è molto grave e bisogna trovare una soluzione altrimenti il Paese collasserà». Bernardino León, capo della missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia è intervenuto con queste parole alla conferenza sulla Libia al Parlamento europeo la mattina del 28 maggio 2015. A organizzare l’incontro il gruppo dei socialisti e dei democratici nell’assemblea di Strasburgo. Le Nazioni Unite sono ormai alla quarta bozza di risoluzione per la Libia e credono nella possibilità di un accordo.

La divisione nel Paese nordafricano non è solo tra i due governi. Quello di Tripoli, espressione delle milizie filo-islamiste, continua a non essere riconosciuto dalla comunità internazionale. A Tobruk il generale Khalifa Haftar ha preso il potere il 25 gennaio 2015 e gode anche dell’appoggio dell’Egitto. A complicare la situazione c’è l’ingerenza dei terroristi nella guerra civile in corso. «Isis rappresenta una minaccia sempre più grave per la Libia e per l’intera regione. Lo Stato Islamico è a Tripoli, a Sirte, nel sud e nell’est del Paese e vuole che la guerra civile continui. Se non c’è un accordo per il governo di unità nazionale a vincere sarà il Da’ish», ha aggiunto León. La soluzione militare sembra essere esclusa sia dalle Nazioni Unite che dall’Unione Europea. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Federica Mogherini, ha confermato l’impegno europeo per l’emergenza umanitaria, per proteggere le infrastrutture, costruire le istituzioni e per il controllo delle frontiere, ma a patto che ci sia un accordo tra le parti.

Anche dal punto di vista economico, la situazione in Libia è critica. La Banca centrale ha annunciato di non poter garantire il pagamento degli stipendi e la sfiducia nel Paese aumenta. «Il caos politico e militare favorisce anche il proliferare delle mafie dei trafficanti di esseri umani», afferma l’inviato speciale dell’Onu, preoccupato che questo arrivi a infettare anche le istituzioni. Per l’Unione Europea il problema è cruciale, soprattutto nell’ottica dell’attuale dibattito sulla redistribuzione dei profughi: «Il flusso dei migranti che attraversa la Libia per arrivare in Europa, non è solo una responsabilità dell’Ue, ma anche libica. I territori in cui ci sono i criminali sono libici e nessuno li controlla», ha sottolineato Federica Mogherini.

Il capogruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, il gruppo europeo che ha organizzato la conferenza, Gianni Pittella, si è espresso a favore di una soluzione politica per la Libia nel senso di un governo di unità nazionale. Pittella si è detto convinto che l’abbandono del campo da parte della comunità internazionale durante la ricostruzione del post-Gheddafi abbia contribuito alla tensione in Libia.

Lara Martino