L’Italia non rinuncia al suo ruolo di mediazione, e sulla questione degli scontri in Libia continua a dialogare con gli schieramenti in campo. Un’esclusiva del quotidiano Repubblica dell’11 aprile rivela che il premier Giuseppe Conte avrebbe incontrato in segreto gli emissari del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte che da Bengasi ha lanciato l’attacco al governo riconosciuto a livello internazionale guidato da Fayez al-Sarraj. L’Italia formalmente si schiera dalla parte di Sarraj, con cui Conte si è sentito al telefono nella tarda serata di lunedì 8 aprile, per un confronto sull’offensiva lanciata contro Tripoli da Haftar. Attacco che per ora ha causato 58 morti e più di 6mila sfollati. Nel frattempo, la vicenda libica è entrata nel terreno dello scontro politico, con Matteo Salvini che ha chiesto alla Francia di non subordinare i negoziati di pace all’interesse economico e Luigi Di Maio che ha escluso ogni possibile intervento militare.

Il volo misterioso – Secondo quanto riportato dal retroscena di Gianluca Di Feo su Repubblica, alle cinque di pomeriggio di lunedì 8 un aereo è partito dall’aeroporto di Ciampino con direzione Libia. Non si è però diretto verso Tripoli, ma su Bengasi, la città controllata da Khalifa Haftar. Arrivato nei pressi della costa, il volo è scomparso dai radar. Stando alle indiscrezioni del quotidiano, a bordo di quell’aereo c’era una delegazione libica che comprendeva il figlio e braccio destro del generale Haftar, arrivato in Italia per un dialogo con il presidente del Consiglio. Più o meno nella stessa fascia oraria della partenza di quel volo, il premier Conte ha parlato al telefono con il presidente legittimo della Libia Sarraj. Sembra che l’Italia stia cercando di mantenere un ruolo al di sopra delle due fazioni in lotta in quella che potrebbe diventare a breve una guerra civile su larga scala. L’obiettivo della diplomazia italiana è proprio quello di evitare un conflitto che potrebbe causare, oltre alla perdita di vite umane, danni gravi agli interessi economici del Paese e delle aziende che hanno investito in Libia. Stando all’articolo di Di Feo, Conte avrebbe posto ad Haftar una condizione categorica: se scatena una guerra totale contro Sarraj, l’Italia lo condannerà duramente in tutte le sedi, alludendo a quelle politiche e, cosa più importante, agli investimenti economici.

Attacco alla Francia – Di fronte alla notizia di questi negoziati incrociati, sulla questione libica si sono schierati i due vicepremier, leader dei partiti della maggioranza di governo. Il ministro dell’Interno Salvini ha approfittato per collegare la vicenda a uno dei suoi terreni ideologici preferiti, quello delle relazioni con la Francia. Ai microfoni di Rtl 102.5 il leader della Lega ha detto: «Se la Francia avesse bloccato un’iniziativa europea per portare la pace, se fosse vero, non starò a guardare». Ha poi aggiunto: «Qualcuno ha dubbi che l’intervento contro Gheddafi di qualche anno fa animato da Sarkozy fosse un intervento umanitario e non un intervento per interessi economici e commerciali di qualche Paese europeo? Non vorrei che stessimo rivedendo lo stesso film e poi a pagarne le conseguenze fossero gli italiani». Sulla vicenda del doppio negoziato ha scelto però di prendere le difese di Conte, affermando che «se il premier incontra le parti in causa sta facendo il suo dovere».

Nessun intervento – Più cauto il vicepremier 5stelle Luigi di Maio, che di fronte alla richiesta venuta da ambienti parlamentari di Forza Italia di maggiore interventismo in Libia, ha difeso con forza il piano di pace delle Nazioni Unite. «È inutile che qualcuno faccia il duro o dica “ci penso io”, questo governo l’unica cosa che deve fare è tenere in sicurezza l’Italia, le sue aziende e il Mediterraneo», ha detto il ministro del Lavoro, escludendo in maniera categorica qualsiasi intervento militare in Libia o in altri Paesi.

Il bilancio – Intanto, non si placano gli scontri nel Paese nordafricano. Secondo un rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità, pubblicato su Twitter, le vittime dell’attacco delle milizie di Haftar a Tripoli sono 58, di cui sei civili. Quasi 300 i feriti. I dati delle Nazioni Unite rivelano inoltre che a causa dei bombardamenti in zone residenziali nelle ultime 48 ore sono state evacuate 6mila persone.