Il primo ministro australiano Tony Abbott

Il primo ministro australiano Tony Abbott

La gestione dei migranti provoca un nuovo incidente diplomatico. Ma stavolta non si tratta di Italia, Francia e del Mediterraneo. I paesi sono l’Australia e l’Indonesia, mentre i migranti coinvolti non sono rifugiati siriani o eritrei, ma vietnamiti, cambogiani e malesi. Il 15 giugno il governo indonesiano ha infatti convocato l’ambasciatore australiano a Jakarta, Paul Grigson, con una pesante accusa: tangenti durante i respingimenti. Dopo aver intercettato alcuni barconi carichi di migranti in alto mare, i funzionari australiani avrebbero pagato cinquemila dollari in contanti agli scafisti per far loro invertire la rotta e tornare in Indonesia.

«Se è vero che l’Australia ha corrotto trafficanti di esseri umani per tornare indietro, si è comportata come i trafficanti stessi», accusa il vice-presidente del governo di Jakarta, Jussuf Kalla. Critiche a Canberra arrivano anche dal Commissariato ONU per i rifugiati: «Bisogna contrastare i trafficanti di esseri umani. Non pagarli, ma – dice Antonio Guterres – assicurarli alla giustizia». Il premier australiano, il conservatore Tony Abbott, si è rifiutato di rispondere: «per motivi di sicurezza – replica – non posso commentare le singole operazioni di protezione dei confini. La sola cosa che veramente conta è che abbiamo fermato i barconi».

Già da alcuni anni l’Australia ha, tra i paesi del G20, una delle politiche più rigide in tema di immigrazione. I molti pescherecci carichi di migranti che salpano dalle coste indonesiane alla volta dell’Australia vengono intercettati in mare aperto e respinti. Quando si rende necessario mettere in salvo i migranti, essi vengono trasferiti in apposite strutture di identificazione ed espulsione situate sulla costa nord del paese o in Papua Nuova Guinea.

Quello australiano è stato indicato come modello da seguire in materia di immigrazione da molti politici italiani. Le differenze con la situazione del Mediterraneo sono molte. Al contrario della Libia, l’Indonesia è una nazione stabile, in grado di gestire, almeno in parte, i flussi che partono dalle sue coste. In secondo luogo l’Australia dispone del supporto della Nuova Guinea, ottenuto in cambio di sostanziosi aiuti economici e di vasti spazi isolati dove organizzare campi profughi. Spazi che mancano invece a Lampedusa e nel nostro Paese. Infine i migranti diretti in Australia, raramente possono godere dello status di rifugiati politici, che in Italia complica notevolmente le procedure di identificazione ed eventuale espulsione.