Dopo la Siria e la Corea del Nord ora tocca all’Iran. Donald Trump minaccia di cancellare l’accordo sul nucleare concluso nel 2015 da Barack Obama con il regime di Teheran. Ma quanto sono credibili gli annunci battaglieri del presidente degli Stati Uniti?

Carota e bastone – Ci sono i fatti, contenuti nella lettera che il Segretario di Stato americano Rex Tillerson ha indirizzato al l’Iran sta rispettando i patti, limitando il suo programma di sviluppo nucleare. E c’è la propaganda. Nel momento in cui l’amministrazione Trump dava il via libera a un ulteriore alleggerimento delle sanzioni, Tillerson definiva Teheran «una minaccia per gli Stati Uniti e per il mondo», «uno dei principali sponsor del terrorismo, responsabile di allarmanti e continue provocazioni che stanno destabilizzando il Medio Oriente». Accuse che potrebbero portare a una complessiva revisione dell’accordo del patto. Fra 90 giorni, il presidente e i suoi consiglieri saranno chiamati a valutare se l’accordo sul nucleare sia ancora «vitale per gli interessi degli Stati Uniti». Ma, già il 19 aprile, Trump ha lanciato un messaggio chiaro al regime sciita: «L’accordo sul nucleare iraniano non è riuscito a raggiungere gli obiettivi per cui è stato sottoscritto». E nella lettera al Congresso Tillerson ha adombrato il rischio che «la pazienza strategica trasformi l’Iran in una nuova Corea del Nord».

Venti di guerra – Le dichiarazioni di Tillerson, e il paragone con il regime di Pyongyang, hanno indispettito non poco il regime sciita. «Le ripetitive accuse degli Stati Uniti non possono nascondere l’ammissione del rispetto da parte dell’Iran degli accordi. Rispetto che obbliga gli Usa a cambiare corso e ad adempiere ai suoi obblighi», ha scritto in un tweet Javad Zarif, consigliere molto vicino al presidente iraniano Hassan Rouhani. Il National Iranian American Council, che sostiene l’accordo, ha definito «incendiarie» le parole di Tillerson che «arrivano appena un giorno dopo che lo stesso segretario di Stato aveva riconosciuto il rispetto da parte dell’Iran dei termini dell’accordo». Nel comunicato stampa, il gruppo ha detto che le frasi di Tillerson e Trump «rischiano di riportare Stati Uniti e Iran su un sentiero di guerra».

Candidato e presidente – L’accordo  con l’Iran è stato uno dei maggiori successi diplomatici dell’amministrazione Obama. Siglato nel 2015 a Vienna, prevede l’abbandono del programma di sviluppo nucleare da parte di Teheran. In cambio, Unione europea e Stati Uniti si sono impegnate a rimuovere le sanzioni che da anni colpiscono il commercio e le relazioni diplomatiche iraniane. Nel 2016, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che ha il compito di sorvegliare l’applicazione dell’accordo, ha stabilito che l’Iran sta tenendo fede agli impegni. Teheran ha invece lamentato un ritardo nella cancellazione delle sanzioni a suo carico, in particolare per quanto riguarda l’accesso al sistema bancario internazionale. In campagna elettorale, Trump aveva definito l’accordo di Obama «il peggior affare possibile», sostenendo che gli iraniani «mostrano una totale indifferenza verso gli Stati Uniti». Aveva perciò promesso, una volta alla Casa Bianca, di rivederlo o addirittura cancellarlo, ristabilendo le sanzioni economico-commerciali. Adesso Trump sembra deciso a realizzare quanto promesso. Ma solo fra tre mesi si saprà se alle dichiarazioni di questi giorni seguiranno dei fatti. O se invece si tratti dell’ennesimo bluff per guadagnare una posizione di forza nelle trattative da parte di Trump, il presidente imprenditore che in politica estera si muove come negli affari.