Joseph_McCarthyLeggere il proprio nome su quella lista implicava essere distrutti. Finire sulla “lista nera” del proprio governo ha significato il carcere o la morte per moltissimi intellettuali ed artisti di tutto il mondo. Proprio in questi giorni è stata svelata quella del regime di Jorge Videla, il dittatore argentino morto nel maggio di questo anno. Più di 300 nomi erano finiti nell’elenco, compresi quelli dello scrittore Julio Cortazar e la cantante Mercedes Sosa.

Ma la prima blacklist della storia, secondo l’Henry Holt Encyclopedia of Word and Phrase Origins, è datata 1600, quando l’allora Re d’Inghilterra Carlo II compilò una lista di 58 giudici che avevano giudicato a morte suo padre, Carlo I. Molti scapparono, 13 furono uccisi, e 25 furono condannati all’ergastolo.

Un termine, la “lista nera”, che è entrato nel linguaggio corrente dopo la “caccia alle streghe” del senatore Joseph McCarthy. A generarla fu l’ossessione per il pericolo comunista, che portò – nell’ottobre del 1947 – all’arresto di dieci registi e sceneggiatori. Erano gli “Hollywood Ten” e a loro seguirono tanti altri, personaggi del cinema americani colpevoli di avere simpatie di sinistra. Circa in 320 finirono in quella lista nera e furono costretti ad emigrare o a lavorale sotto falso nome.

Anche Charlie Chaplin fu tra gli accusati dalla Commissione McCarthy e l’FBI fu coinvolta nel fare in modo che venisse cancellato il suo visto di rientro, quando lasciò gli USA per un soggiorno in Europa nel 1952. La sua carriera negli Stati Uniti finì nonostante egli non fosse stato dichiarato colpevole per alcun reato.

Altri registi, come Edward Dmytryk ed Elia Kazan, scelsero di collaborare e furono costretti a denunciare i propri colleghi che avevano simpatizzato con Partito Comunista Americano (Communist Party of the United States of America, CPUSA). In quegli anni anche alcuni attori interrogati cominciarono a collaborare, come Gary Cooper e Ronald Reagan, futuro presidente degli Stati Uniti d’America.

Enrico Tata