L’Ucraina può tornare a usare le mine anti-uomo e potrebbe farlo contro la Russia. Volodymyr Zelensky ha firmato il decreto per l’uscita del Paese dalla convenzione di Ottawa del 1997, che vieta l’utilizzo, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di questi ordigni, imponendone la distruzione. Nel tempo vi hanno aderito 164 Paesi, Kiev lo ha fatto nel 2005. Mosca, così come Stati Uniti e Cina, non ha mai sottoscritto l’accordo. Anzi, dall’inizio del conflitto ha ricoperto i territori occupati con milioni di mine di ogni tipo e l’esercito ucraino si è trovato a difendere i confini con tutte le altre armi possibili.
Il più grande attacco dal 2022 – La guerra va avanti da più di tre anni, i tentativi di negoziato di Donald Trump sono rimasti arenati. Nella notte tra sabato 28 e domenica 29 giugno – a riprova del fatto che la pace sia ancora lontana – la Russia ha lanciato il più massiccio attacco dall’inizio del conflitto, nel febbraio 2022: una sessantina di missili e 477 droni hanno coperto i cieli ucraini. Colpito un po’ tutto il Paese, ma in particolare le province occidentali intorno a Leopoli, con almeno tre vittime tra i civili e danni a infrastrutture. Top secret come sempre il numero dei soldati caduti. Il comando ucraino, però, ha confermato l’abbattimento di un caccia F-16 e la morte del pilota. Sarebbero almeno dieci quelli uccisi a bordo dei velivoli militari, come riporta il Corriere.
Le idee di Putin e le bombe sui confini – Mentre gli occhi del mondo erano puntati sul conflitto in Medio Oriente, lo scorso 20 giugno al Forum economico internazionale di San Pietroburgo, Vladimir Putin ha tenuto a sottolineare che russi e ucraini sono un unico popolo. Per questo, «l’Ucraina è nostra», ha dichiarato, come riporta Reuters. Nelle ultime settimane Mosca ha continuato a bombardarla, causando numerose vittime tra i cittadini. Le offensive restano concentrate soprattutto nel Donbass e contro la città di Sumy, che secondo lo zar è il viadotto per creare una zona cuscinetto sul confine. Le bombe, comunque, continuano a cadere anche su Kiev, Odessa e sulle regioni occidentali fino al confine polacco. Motivo per cui, sabato notte, Varsavia ha fatto decollare i propri caccia dotati di sistemi anti-missili, come già accaduto quando gli attacchi hanno sconfinato sul suo territorio.
Mosca contro l’Occidente – È Mosca contro l’Occidente intero. «Assistiamo a una situazione di stallo senza precedenti tra il nostro Paese e l’Occidente, che ha deciso di nuovo di scatenare una guerra contro di noi e infliggerci una sconfitta strategica, usando essenzialmente il regime nazista di Kiev come ariete – ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov durante una visita in Kirghizistan – Non ci sono mai riusciti, non lo faranno neanche questa volta. E forse stanno iniziando a capirlo». Solo una settimana fa, in un intervento pubblicato sul Financial Times, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz avevano dettato la linea del vertice Nato a l’Aja. «La principale fonte di instabilità in Europa viene dalla Russia, che sta conducendo una guerra imperialista con l’obiettivo di minare la sicurezza europea a vantaggio di Mosca», si legge nella nota congiunta. Dichiarazioni che il numero uno della diplomazia russa ha aspramente criticato. «Questi personaggi hanno perso il senno – ha tuonato –. Stanno cercando di tornare ai tempi cui Francia e Germania volevano conquistare l’Europa, in primo luogo l’impero zarista e l’Unione Sovietica».
Il possibile incontro tra Trump e Putin – Nel frattempo, Washington e Mosca discutono di un possibile vertice tra Putin e Trump. Nonostante qualche screzio, il tycoon è l’unico capo di Stato occidentale con cui la politica, i media russi e soprattutto lo zar tengono aperto il dialogo. Al momento non c’è niente di concreto, «ma credo che l’incontro possa avvenire in qualsiasi momento», ha fatto sapere Yuri Ushakov, consigliere del Cremlino per la politica estera.