Nessun attacco a Matteo Salvini e Luigi Di Maio, ma soltanto braccia aperte nel segno del «rispetto, del fascino, dell’amore reciproco tra Italia e Francia». Sono toni concilianti quelli scelti da Emmanuel Macron a “Che Tempo Che Fa”, ospite di Fabio Fazio. Venticinque minuti di intervista, trasmessi nella puntata del 3 marzo, che scorrono via senza clamori dopo le polemiche degli ultimi mesi, derubricate a «peripezie non gravi».

Alleanze politiche – Invitato da Fazio a esprimersi sui tentativi del Movimento 5 Stelle di instaurare un dialogo con i gilet gialli e sul richiamo temporaneo dell’ambasciatore francese a Roma, fatto che non accadeva dal 1940, Macron ha dribblato le possibili tensioni: «Le peripezie recenti non sono state gravi, bisogna andare oltre. Certo, ci sono state affermazioni eccessive, ma quello che dobbiamo alla nostra storia e ai nostri popoli è andare oltre e mettere a posto i malintesi che possono nascere. La nostra amicizia è legata da più fattori e dobbiamo mantenerla per il nostro futuro europeo». Il presidente ha poi evidenziato il rapporto privilegiato con il suo omologo italiano, Sergio Mattarella, rimasto un interlocutore fedele anche nel periodo di più forte contrapposizione con l’esecutivo gialloverde e prossimamente invitato a Parigi: «Lo avrò qui il 2 maggio per la commemorazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci. Parleremo di Europa e di futuro con la gioventù francese e italiana. Questa è la miglior immagine che possiamo offrire».

La sottolineatura del legame politico con l’Italia è servita a Macron per respingere le accuse di trascuratezza nei confronti del Belpaese all’interno di un dibattito che vede la Francia e la Germania in posizioni predominanti: «Francia e Germania devono parlarsi, i conflitti tra di noi significano il peggio per questo la mia prima responsabilità è la concordia con loro. Ma l’Europa sognata da Altiero Spinelli non può andare avanti senza l’Italia, per questo il dialogo con Roma è essenziale, non esiste un triangolo del desiderio per cui cerchiamo Roma solo quando si raffreddano i rapporti con Berlino».

Immigrazione e Tav – «Un’opera attesa e importante per la quale sono già stati fatti lavori e analisi, scelta dai nostri predecessori e che abbiamo voluto confermare». Questo il passaggio con cui Macron ha ribadito la volontà francese di portare a termine la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, uno degli argomenti che più sta mettendo a repentaglio la tenuta dell’attuale governo italiano. Anche in questo caso però, il presidente francese ha preferito non calcare la mano, mostrandosi ottimista e confidando nel dialogo futuro tra le parti e nella certezza di poter conciliare le istanze ambientaliste con le esigenze di modernità e progresso.

Avrà fatto piacere agli italiani più scettici nei suoi confronti una parziale ammissione di colpa sul tema dell’immigrazione: «L’Europa è responsabile perché non ha condiviso il fardello pesante che l’Italia ha dovuto subire dal 2015 al 2017 per via della sua posizione geografica. L’immigrazione africana è stata consistente e noi non abbiamo mostrato la dovuta solidarietà». Lo spunto sul tema migratorio è stato però l’appiglio adatto per rilanciare il suo ambizioso progetto europeista e la convinta battaglia contro il sorgere dei nuovi nazionalismi e razzismi: «Siamo in una morsa tra apertura e chiusura. Bisogna ripensare il concetto di sovranità in questo nuovo mondo e costruire un sistema europeo di integrazione che concili l’apertura e contrasti la paura. Non vogliamo un’Europa dei nazionalisti e della semplificazione, nessuno risolve opponendosi agli altri e ripiegandosi su se stesso. Cooperare è l’unica strategia possibile e non tornare indietro di 20 anni».

Macron e l’Italia – Nel corso della sua conversazione con Fazio, il presidente francese ha voluto spesso sottolineare l’esistenza di un legame personale molto forte con l’Italia, a tal punto da segnare anche la sua vita privata: «Nei miei viaggi da bambino a Roma e in Toscana ho potuto capire la nostra civiltà scoprendo le bellezze italiane». Una scoperta progressiva che, in età adulta, ha incrociato una città ben precisa: «Ho scoperto solo tardi un posto speciale come Napoli, l’altra capitale europea assieme a Parigi secondo Stendhal, e grazie al teatro di Eduardo De Filippo ho avuto la fortuna di conoscere mia moglie Brigitte». Non solo luoghi e viaggi passati, ma anche riferimenti culturali moderni con cui ribadire l’efficacia e la validità delle proprie posizioni politiche, da Roberto Saviano: «Ha ragione quando dice che non bisogna combattere coloro che migrano, ma i trafficanti, quelli che si approfittano delle loro difficoltà», a Umberto Eco, «Come sosteneva, la vera lingua dell’Europa è la traduzione, la nostra forza è quella di essere più popoli e non solo uno».

Concetti e parole espressi a più riprese, che permettono al programma di vincere la sfida degli ascolti serali (3.559.000 spettatori col 14,1% di share), e che poco giustificano la prudenza con la quale la Rai si è avvicinata a quest’appuntamento, non menzionando l’intervista in nessuno degli spot sulla trasmissione andati in onda. Fatto insolito per un ospite così illustre. A spegnere ulteriori focolai di protesta ci ha pensato lo stesso presentatore nel lancio dell’intervista, specificando di essersi pagato di tasca propria il biglietto di andata e ritorno per Parigi, senza ricorrere alle finanze pubbliche aziendali.