Aabid Ali, prima di convertirsi all’islam, si chiamava Darren Glennon. Quarantanove anni, di Manchester, di mestiere fa il netturbino e cinque anni fa ha cominciato a radicalizzarsi. Dal 2014 ha iniziato a cercare in modo spasmodico sul web istruzioni su come costruire ordigni artigianali che causassero «più morti possibile». Poi, l’anno scorso, le sue ricerche si sono focalizzate su come arruolarsi nei gruppi jihadisti e ha iniziato a lanciare appelli su YouTube affinché altri lo seguissero. Alla moglie aveva detto di voler mettere una bomba nella base locale della Royal Air Force, come vendetta per i raid in Iraq. Venerdì scorso, 19 maggio, a soli quattro giorni di distanza dall’attentato alla Manchester Arena che ha causato (per ora) 22 morti, Ali è stato condannato a 15 anni di carcere.

Foreign fighter Come ha scritto Gianluca Di Feo su Repubblica, Manchester è sempre stata una delle principali piazze di reclutamento jihadista del Regno Unito. Almeno dopo Birmingham, capitale dell’estremismo inglese, dove si è radicalizzato, tra gli altri, Jihadi John, il killer in tuta arancione protagonista degli sgozzamenti su You Tube morto nel novembre 2015. Il fenomeno dei foreign fighter, comunque, caratterizza tutta la Gran Bretagna: sarebbero 850 gli inglesi partiti in questi anni per raggiungere le brigate dell’Isis in Siria e Iraq. Di questi, secondo un rapporto dell’intelligence britannica diffuso dopo l’attentato a Westminster del 22 marzo, 400 avrebbero già fatto ritorno nel Paese. E proprio l’ex città industriale per eccellenza sarebbe tra quelle che ne hanno fornito il numero maggiore.

Fede ed etnie – Oggi Manchester conta poco più di 510mila abitanti. Se si considera tutta la superficie della Greater Manchester, la contea che comprende anche l’hinterland circostante, la popolazione sale a 2 milioni e 700mila abitanti. Una società che, negli ultimi quindici anni, ha subìto una profonda metamorfosi. Basti guardare le statistiche sull’appartenenza religiosa: nel 2001 i cristiani rappresentavano il 74% del totale, mentre nel 2011 (data dell’ultimo censimento) erano scesi al 61%. Al contrario, si è quasi raddoppiata la percentuale dei musulmani, che sono passati dal 5% all’8,68% (dato sempre aggiornato al 2011), con zone ad alta concentrazione dove i fedeli dell’islam costituiscono il 50% o, in alcuni casi, il 70% della popolazione, soprattutto a Manchester City e nella parte orientale. Nella contea, Manchester è anche la città con la percentuale più alta di popolazione di origine non britannica (il 66,7% del totale): il 17% sono asiatici – particolarmente numerosa la comunità pachistana (quindi di religione in prevalenza islamica), che rappresenta l’8,5% degli abitanti della metropoli -, il 5% africani, il 2% arabi, il 4,7% di etnia mista.

Le gemelle – Quella di Aabid Ali non è che l’ultimo di una serie di casi di radicalizzazione registrati a Manchester. La storia più famosa è quella di Zahra e Salma Halane, le due gemelle che, nel 2014, hanno fatto le valigie e sono partite per la Siria. Origine somala e cittadinanza britannica, le due ragazze 16enni hanno seguito le orme del fratello maggiore, che si era unito all’Isis un anno prima. Una delle due sorelle si sarebbe unita a un altro foreign fighter proveniente da Coventry, formando una coppia di combattenti. Prima di loro c’è stato Raphael Hostey, anche lui di Manchester. Nel 2013 si è cambiato il nome in Abu Qaqa al-Britani ed è partito per la Siria. È rimasto uccido da un drone durante i combattimenti.