Centinaia di bambini ucraini sono stati deportati da orfanotrofi e case di accoglienza per essere adottati in Russia. Questo è quanto ha dichiarato il procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Ahmad Khan, che ha emanato un mandato d’arresto nei confronti del Presidente russo Vladimir Putin per «deportazione illegale e il trasferimento di bambini ucraini dalle zone occupate alla Russia». Per lo stesso reato è stata accusata anche Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria presidenziale per i diritti dei minori in Russia.
«Mentre ero lì (ndr in Ucraina), ho visitato una delle case di accoglienza da cui sarebbero stati prelevati i bambini, vicino alle attuali linee del fronte del conflitto. I racconti di coloro che si erano presi cura di questi bambini e i loro timori su ciò che ne era stato di loro hanno sottolineato l’urgente necessità di agire», ha dichiarato Khan. L’indagine della Corte penale internazionale è stata avviata il 2 marzo 2022 con lo scopo di accertare se la Russia avesse commesso crimini di guerra, non solo a partire dall’invasione del 24 febbraio 2022 ma anche durante la guerra in Donbass nel 2014.

La Cpi – La Corte penale internazionale ha sede all’Aia, in Olanda ed è un tribunale internazionale che giudica i crimini di guerra e contro l’umanità. Questi crimini sono previsti dallo Statuto di Roma, trattato istitutivo adottato al termine della Conferenza Diplomatica di Roma il 17 luglio 1998 ed entrato in vigore il primo luglio 2002. La giurisdizione della Corte non ha valore universale: ciò significa che può procedere solo nei confronti di cittadini di Stati aderenti allo Statuto (attualmente sono 123 Paesi) e può intervenire solo in merito a situazioni che accadono sui territori di questi Stati. Non aderiscono alla Corte penale internazionale le potenze che hanno maggiore rilevanza all’interno del conflitto russo-ucraino: Ucraina, Russia, Stati Uniti e Cina.

Il caso Putin – Il mandato d’arresto nei confronti del Presidente russo ha valore sono nei 123 Paesi che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma e la Russia ha smesso di riconoscere la Corte penale internazionale nel 2016, non ratificando il trattato sottoscritto nel 2000. Questo significa che Mosca non è obbligata a collaborare con la Corte né a consegnare gli imputati per crimini di guerra. Il presidente russo potrebbe rischiare l’arresto se viaggiasse in uno dei 123 paesi che aderiscono allo Statuto di Roma. Ma anche in questo caso però potrebbe essere fatto valere il principio dell’immunità dei capi di Stato esteri. Il procuratore generale militare presso la Corte di Cassazione, Maurizio Block, ha spiegato all’agenzia Adn Kronos che se Putin si recasse, ad esempio, in Italia, il nostro Paese, avendo ratificato lo Statuto di Roma, avrebbe l’obbligo di eseguire l’arresto. Tuttavia potrebbero nascere dei problemi «nel momento in cui la corte di appello di Roma, competente nel merito, dovesse decidere la sussistenza dei presupposti per consegnarlo alla Corte penale internazionale». In tal caso – ha detto acmnora Block – la Corte «dovrebbe valutare se i reati per cui Putin è incriminato sono previsti nel nostro ordinamento. L’ipotesi di reato dovrebbe essere quella di deportazione di fanciulli, che nel nostro ordinamento non è specificamente prevista, e non avendo l’Italia ancora approvato il codice dei crimini contro l’umanità, la Corte di appello di Roma potrebbe avere criticità nel ravvisare, nel nostro ordinamento, un’ipotesi di reato uguale a quella per cui è stato chiesto l’arresto».

Reazioni – «Le decisioni della Corte non hanno alcun significato per il nostro paese, nemmeno dal punto di vista legale», ha dichiarato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. Sul fronte opposto Volodomyr Zelensky parla di «punto di svolta»: «Questa settimana ha finalmente portato un risultato legale internazionale davvero significativo per l’Ucraina, c’è un mandato della Corte penale internazionale per l’arresto del leader della Russia». Anche il ministro degli Esteri di Pechino Wang Yi, poco prima della visita del presidente Xi Jinping a Mosca, si è espresso sulla situazione, affermando che la Corte penale internazionale dovrebbe «sostenere una posizione obiettiva e imparziale e rispettare l’immunità dei capi di Stato dalla giurisdizione ai sensi del diritto internazionale. La Corte dovrebbe evitare sia la politicizzazione e sia i doppi standard».