Non è vero che ogni promessa è debito. Deve aver pensato questo Julian Assange quando ha deciso di ritrattare la sua posizione, dichiarando, attraverso il suo legale Barry Pollack, che non si consegnerà alla giustizia svedese per essere estradato negli Stati Uniti. Un gesto che era stato promesso in cambio della grazia per Chelsea Manning, militare americana condannata a 35 anni di prigione per aver diffuso documenti segreti. Pena commutata ieri dal presidente Barack Obama: Manning sarà liberata a maggio, anzichè nel 2045. Positiva la decisione di Obama “ma è meno di quanto volesse Assange: aveva chiesto la grazia e la scarcerazione immediata”, dice il suo avvocato al quotidiano The Hill.
Le talpe. Manning e Assange sono due tra i più celebri rappresentati dei molti hacker che da Bush junior a oggi sfidano le leggi e le autorità dei governi americani rischiando il carcere o la vita. Dopo la decisione di Obama e le critiche dei repubblicani per aver usato “un doppio standard” nel processare e poi graziare Manning, ci si chiede se l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, i suoi slogan anti-establishment e i suoi rapporti con i governi stranieri (Russia in primis) cambieranno o meno il destino dei ricercati. Ecco chi sono e dove sono oggi.
Julian Assange. Il programmatore australiano che nel 2007 ha fondato WikiLeaks. Vive recluso dal 2012 nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Accusato di stupro dalla Svezia, Assange vuole evitare l’estradizione perchè sostiene che le autorità svedesi lo consegnerebbero poi agli Stati Uniti dove rischia un processo per spionaggio (reato per cui è prevista anche la pena di morte). Il fatto risale al 2010, quando il sito WikiLeaks rese pubblici oltre 700.000 documenti segreti del governo e della diplomazia americana. Tra le altre cose, i file contenevano le immagini di elicotteri americani che aprirono il fuoco contro alcuni civili (tra cui due giornalisti della Reuters) a Baghdad, durante la guerra in Iraq. Questo video faceva parte delle migliaia di documenti top secret consegnati ad Assange dalla “talpa” Chelsea (nato Bradley) Manning.
Chelsea Manning. Dal 2009 di stanza in Iraq, il soldato Bradley Manning trafuga e passa i documenti che WikiLeaks pubblica nel 2010. Tradito poi dalla denuncia di un hacker legato al sito, Manning viene arrestato in Iraq e condotto negli Stati Uniti, dove è accusato di diversi reati contro la sicurezza nazionale. Viene condannato a 35 anni di carcere nel 2013. Subito dopo la condanna, Manning rende nota la sua volontà di cambiare sesso, diventando la Chelsea Manning che da allora è rinchiusa nel carcere militare (per soli uomini) di Fort Leavenworth, in Kansas, in cui era detenuta. Dopo l’arresto ha tentato il suicidio due volte. Verrà rilasciata il prossimo 17 maggio grazie all’intervento in extremis del presidente uscente Obama.
Edward Snowden. È un informatico americano, ex tecnico della Cia ed ex collaboratore dell’azienda informatica che collabora con la Nsa, la National Security Agency, agenzia di intelligence interna statunitense. Soprannominato la “talpa del Datagate”, nel 2013 Snowden sollevò il velo su alcuni programmi di spionaggio che il governo americano utilizzava per tenere sotto controllo i propri cittadini, informazioni rivelate al quotidiano The Guardian che poi le pubblicò. Subito ricercato dalle autorità, Snowden riuscì a fuggire, grazie alla collaborazione di Assange e del team di WikiLeaks, da Hong Kong a Mosca. È accusato di furto di proprietà del governo e altri reati legati allo spionaggio. Il 18 gennaio 2017, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha annunciato che le autorità russe estenderanno il permesso di soggiorno di Snowden per altri due anni.
Aaron Swartz. Un finale diverso per il 26enne programmatore americano che nel 2011 aveva fondato il sito Reddit. Swartz era un convinto sostenitore della libera conoscenza e dell’idea che tutto ciò che esiste in Rete debba essere di pubblico dominio (e gratuito). Per aver messo in pratica questo principio, scaricando milioni di file da JSTOR, un database online di articoli scientifici, Swartz venne arrestato nel 2011 per reati informatici e frode. Liberato su cauzione, Swartz era in attesa del processo, per cui rischiava fino a 35 anni di carcere, quando, l’11 gennaio 2013, si suicidò.