Mar Rosso, sicurezza commerciale e diplomazia.  A pochi giorni dall’abbattimento del drone lanciato dal gruppo armato yemenita Houthi verso la nave da guerra italiana Caio Duilio, il Parlamento si prepara a votare la risoluzione per la missione Aspides, che consentirà di dare il via all’operazione di difesa nello stretto di Bab-el-Mandeb varata da Bruxelles ormai una settimana fa. Il ripristino del traffico marittimo sulla rotta indo-mediterranea tra Europa e Asia, sotto attacco costante da parte della milizia yemenita, è vitale per garantire la ripresa a pieno regime del commercio nell’area del Mar Rosso e del  Canale di Suez, e non solo.

Il cacciatorpediniere Caio Duilio (Ansa)

Gli attacchi con droni e missili hanno sollevato preoccupazioni per l’impatto mondiale sul flusso di petrolio, grano e beni di consumo. Negli ultimi tre mesi, molti mercantili sono state costretti ad allungare la rotta circumnavigamdo l’Africa e i costi assicurativi sono lievitati in maniera  esponenziale, portando a un diffuso aumento dei prezzi su tutti i mercati internazionali. Attraverso questa importante ‘arteria’, infatti, passa circa il 10% del commercio globale.

La missione- L’operazione Aspides è stata approvata dall’Unione europea il 19 febbraio scorso, in occasione della riunione del consiglio degli Affari esteri. Sotto il controllo della Marina Militare Italiana, l’operazione di difesa durerà almeno un anno, con un possibile rinnovo previa decisione dei ministri degli Esteri dei Paesi Ue. Come intuibile dal nome (scudo in greco antico) la missione sarà difensiva e non prevede attacchi via terra: il comando strategico dell’operazione è affidato alla Grecia, mentre quello tattico all’Italia. Lo scopo della missione è di assicurare il principio di libertà di navigazione, escludendo qualsiasi tipo di coinvolgimento in operazioni terrestri contro le basi Houthi in Yemen. Oltre a Italia, Grecia, Francia e Germania, tra i primi sostenitori della missione, hanno aderito ad Aspides Portogallo, Danimarca, Paesi Bassi e Belgio. Irlanda e Spagna, invece, hanno comunicato che non invieranno né uomini né mezzi. Il quartier generale della missione sarà nella città greca di Larissa, dove saranno monitorate le quattro fregate che partecipano  all’operazione.

L’attacco – «Assumendo il controllo dell’Operazione Aspides, l’Italia mette a rischio la sicurezza delle sue navi ». Una minaccia arrivata dai vertici Houthi già da qualche settimana, che si è concretizzata con l’uso del classico drone suicida Samad. L’abbattimento del vettore, diretto nella zona presidiata dal “Caio Duilio”, è avvenuto a circa sei chilometri di distanza. «Mancava più o meno ancora un minuto e mezzo al momento dell’impatto», ha spiegato il comandante del cacciatorpediniere Andrea Quondamatteo, sottolineando che «per la Marina militare italiana è stata una prima volta in assoluto, non era mai successo che una sua nave dovesse abbattere un drone esplosivo in volo sull’acqua». Il velivolo kamikaze è stato neutralizzato grazie al sistema missilistico antiaereo presente sulla Duilio, equipaggiata anche di due lanciarazzi, due lanciasiluri antisommergibile, tre supercannoni e un elicottero d’assalto. La nave militare, presente nell’area da inizio febbraio, ha preso il posto della fregata Martinengo che tre settimane fa ha ricevuto il comando dell’operazione europea Atalanta, che da anni sorveglia l’area contro la pirateria somala .

I miliziani Houthi in manifestazione a Sanaa (Ansa)

Il gruppo armato- Gli Houthi, conosciuti anche come Ansar Allah (sostenitori di Dio), sono un gruppo armato che controlla gran parte dello Yemen, inclusa la capitale Sanaa e alcune aree occidentali e settentrionali vicine all’Arabia Saudita. Il governo, guidato dal leader Abdel Malek Houthi, nel tempo ha sviluppato un arsenale militare capace di colpire obiettivi distanti anche duemila chilometri con missili balistici e droni di fabbricazione iraniana. Nel recente passato, gli Houthi hanno attaccato installazioni petrolifere saudite e degli Emirati. Il gruppo ha infatti trascorso anni, con il sostegno dell’Iran, combattendo una coalizione militare guidata proprio dalle forze di Riyad.