Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

Un entusiasmo discreto quello del marò Salvatore Girone, quello di chi, per mestiere è abituato a trattenere le emozioni. “Sono contento della decisione che mi permetterà di rientrare a lavoro. Ringrazio le istituzioni, le Forze Armate e gli italiani per il sostegno”, ha detto il fuciliere di marina commentando la decisione del governo italiano di non far rientrare in India lui e il suo commilitone Massimiliano Latorre, entrambi accusati di aver ucciso due pescatori al largo delle coste del Kerala.

L’Italia ha sollevato una questione internazionale sul caso. Non sono stati i due marò italiani a uccidere i pescatori ma gli indiani dice Carlo Noviello, comandante in seconda dell’Enrica Lexie a bordo della quale si trovavano Latorre e Girone.  “La guardia costiera di Mumbai, quando mi ha telefonato, ha detto esplicitamente di entrare a Koci perché avevano catturato due barchette sospette e volevano il nostro eventuale riconoscimento dei pirati. Ci hanno fatti avvicinare con l’inganno”.  La Lexie era a venti miglia e mezzo, in acque internazionali, “la posizione l’ho messa io sulla carta” assicura il militare.

L’emittente indiana Cnn-Ibn, ipotizzando un baratto tra governi di Roma e New Delhi, ricorda che a febbraio “il ministro degli Esteri Salman Khurshid aveva detto che il governo italiano gli chiese di intervenire, ma non era possibile, così come Giulio Terzi non poteva intervenire sulla vicenda Finmeccanica”. L’11 marzo, però, il governo italiano ha mandato in India una prima parte di documentazione sulla vicenda che coinvolge il governo locale in un caso di tangenti relativo agli elicotteri VIP. Secondo i media indiani, la questione è sapere se il governo indiano in cambio dei documenti ha ceduto sul tema dei marò ed ha permesso loro di restarsene a casa.

Silvia Sciorilli Borrelli