Entro due anni a Taiwan potrà essere celebrato il primo matrimonio gay. Lo ha deciso il 24 maggio la Corte costituzionale con una sentenza storica, rendendo l’isola-stato il primo paese asiatico a riconoscere ufficialmente i legami tra persone dello stesso sesso. Per i giudici il codice civile in vigore, che riconosce soltanto le nozze contratte tra un uomo e una donna, viola due articoli della Costituzione della Repubblica di Cina (il nome ufficiale di Taiwan). Secondo il dispositivo, le autorità hanno 24 mesi di tempo per adeguare la legge in base alla decisione della Corte.

Lu Tai-Ian, segretario generale della Judicial Yuan (la Corte Costituzionale di Taiwan) durante la conferenza stampa che annuncia la decisione EPA/DAVID CHANG

Il percorso – «La necessità, la capacità, la disponibilità e il desiderio, sia sotto gli aspetti fisico e psicologico, di creare un’unione permanente e di natura esclusiva sono ugualmente essenziali sia tra gli omosessuali sia tra gli eterosessuali, in base alla importanza della libertà di matrimonio fino allo sviluppo della personalità e alla tutela della dignità umana», ha scritto la Corte nelle motivazioni. Tra i 14 giudici due hanno espresso parere contrario, mentre uno si è astenuto. Una proposta di legalizzazione dei matrimoni gay era stata presentata a dicembre dal partito progressista di Tsai Ing-wen, la presidente del paese: c’erano state però estese proteste delle forze politiche conservatrici e religiose, facendo perdere alla legge il sostegno di alcuni parlamentari della maggioranza. Adesso, la decisione della Corte Costituzionale potrebbe spingere i politici indecisi ad approvare la legge sui matrimoni gay. A chiedere alla Corte di esprimersi sono stati Chi Chia-wei, uno storico attivista per i diritti civili a Taiwan, e il municipio della capitale Taipei, che sta affrontando cause legali per aver dovuto dire no ad alcune richieste di matrimonio tra persone dello stesso sesso perché proibiti dalla legge.

La comunità LGBT taiwanese si è radunata nelle strade di Taipei in attesa della sentenza della Corte costituzionale EPA/RITCHIE B. TONGO

Le proteste davanti alla sede della Corte costituzionale EPA/HENRY LIN

Pro e contro – Gran parte dei taiwanesi, inclusa la presidente Tsai Ing-wen, prima donna a ricoprire la carica istituzionale più alta, è a favore dei matrimoni omosessuali. L’isola ospita anche il Taiwan Pride, il principale evento a favore dei diritti dei gay nell’Asia orientale (l’ultima edizione nell’ottobre 2015 ha visto partecipare quasi 80mila persone). In attesa della decisione della Corte la comunità Lgbt (lesbo, gay, bisessuali, transgender) si è ritrovata davanti al palazzo del Parlamento. Ci sono state però anche proteste: alcune persone hanno manifestato davanti alla sede della Corte costituzionale mostrando striscioni che parlavano di “democrazia sacrificata” e “sbagliata interpretazione della Costituzione”.

La situazione nel mondo – Se la legge di Taiwan sarà modificata o adeguata entro due anni, Taipei potrebbe diventare la prima nazione asiatica a celebrare i matrimoni fra persone dello stesso sesso. Finora sono 23 gli Stati in cui sono legali le nozze gay. Proprio pochi giorni fa l’Ilga (International Lesbian Gay Bisexual Trans and Intersex Association) ha pubblicato il report annuale sulle leggi che riguardano l’orientamento sessuale in tutto il mondo. In 72 Paesi gli omosessuali possono essere puniti con il carcere, in otto Stati si rischia la pena di morte.

Una delle mappe pubblicate dall’Ilga nel report 2017. Questa mostra una panoramica generale. Il rosso e le sue tonalità indicano gli Stati che criminalizzano in vari modi l’omosessualità; il blu distingue i Paesi provvisti di leggi specifiche contro l’omofobia; il verde evidenzia gli Stati dove viene riconosciuto l’amore omosessuale; nei Paesi in giallo, invece, vige un vuoto normativo sul tema o non sono stati presi provvedimenti rilevanti. L’Asia e l’Africa sono i continenti più restrittivi.