Continua l’accerchiamento di Gaza, e soprattutto delle strutture sanitarie. Sale il numero delle vittime, anche a sud della Striscia mentre i famigliari degli ostaggi israeliani proseguono la loro battaglia per chiedere il rilascio immediato dei loro cari. Intanto, sul fronte umanitario, è arrivato il primo ospedale da campo e si attendono nuovi aiuti dal valico di Rafah.

Attacchi agli ospedali – Circondati da forze israeliane, senza corrente e con il terrore di essere dei bersagli. Questa è la condizione di pazienti, operatori sanitari e migliaia di sfollati palestinesi che si trovano nell’ospedale indonesiano nel nord di Gaza. La struttura è stata attaccata senza preavviso da un raid israeliano durante la notte. Almeno 12 pazienti e i loro parenti sono stati uccisi e decine sono rimasti feriti, ha reso noto il portavoce del ministero della Sanità di Hamas, Ashraf al-Qidreh. Le forze di Difesa israeliane (Idf), secondo quanto riporta il Times of Israel, hanno ucciso tre comandanti di compagnia di Hamas e hanno spiegato che i raid contro l’ospedale indonesiano sono stati condotti contro i covi dei presunti comandanti. Notiziari locali hanno riportato che le forze israeliane sparano a chiunque cerchi di lasciare la struttura: «Temiamo che lì accada la stessa cosa che ad Al-Shifa», ha continuato al-Qiderh. Il portavoce di Hamas si riferisce all’ospedale, tra i più grandi della Striscia, che è stato evacuato. Proprio lì l’esercito israeliano aveva dichiarato di aver trovato un tunnel terroristico lungo 55 metri usato per conservare armi e spostare gli ostaggi. Tel Aviv ha nelle ultime ore condiviso dei video in cui si vedono due ostaggi rapiti da Hamas portati nell’ospedale di Shifa. Si tratta di immagini riprese dalla telecamera interna della struttura il 7 ottobre, giorno del massacro di Hamas. Si tratterebbe di un cittadino nepalese e un cittadino thailandese, uno dei quali ferito. Questo video proverebbe, secondo Israele, che l’ospedale è stato usato come covo terroristico da Hamas.

Scontri ai confini – Aumentano le tensioni in Cisgiordania, dove un palestinese di Hebron è stato colpito a morte quando la polizia israeliana ha aperto il fuoco contro un’automobile ritenuta “sospetta” che è fuggita. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Maan. A Hebron la tensione resta molto elevata dopo che nell’ultima settimana Hamas ha condotto due attentati contro posti di blocco della polizia. La radio pubblica israeliana Kan riferisce intanto che nel nord della Cisgiordania alcune automobili di Tel Aviv sono cadute in un’imboscata tesa loro da miliziani palestinesi armati. Due auto sono state colpite ma i passeggeri sono rimasti illesi . Anche in Libano continuano gli scontri: dopo i bombardamenti degli scorsi giorni da parte di forze israeliane, i libanesi hanno preso di mira la base di ascolto delle comunicazioni di Biranit. Hezbollah ha rivendicato l’attacco a due basi militari israeliane lungo la linea di confine tra i due Paesi.

Accordi sugli ostaggi – Continuano le voci sulle trattative per il rilascio degli ostaggi. Secondo Haaretz, Hamas ha espresso la volontà di aumentare il numero di persone che è disposto a rilasciare. Ancora non è stato definito il profilo di questi ostaggi ma è probabile che si tratti soprattutto di donne e bambini. «I contatti indiretti tra Israele e Hamas sono già falliti due volte, quando si stimava che l’accordo potesse essere concluso. Abbiamo bisogno di più pazienza», ha scritto il quotidiano israeliano. Gli Stati Uniti si sono detti più vicini a un accordo con Hamas sugli ostaggi: «Le differenze sono diminuite». Il Qatar ha confermato: «Le sfide sono davvero minori, più logistiche che pratiche». I parenti degli ostaggi hanno alzato la voce. Le famiglie sono scese in piazza a Tel Aviv in occasione della giornata internazionale dell’infanzia per chiedere la liberazione dei loro cari, ricordando che sono più di 40 i bambini presi in ostaggio. Lunedì sera le famiglie saranno ospitate alla Knesset, il parlamento israeliano. Secondo il Times of Israel sarà il primo evento formale organizzato dal governo per confrontarsi con i parenti degli ostaggi dopo il rapimento. Le famiglie sono già insorte contro il Parlamento per frenare un dibattito sulla pena di morte, tenuto oggi in commissione parlamentare su iniziativa del partito di estrema destra “Potere ebraico”: un dibattito, che a detta loro, rischierebbe di creare polemiche e oscurare il dramma delle persone detenute da Hamas. «Mettete a repentaglio le vite dei nostri congiunti», hanno detto.

Gli aiuti – Lunedì 20 novembre è entrato nella Striscia di Gaza il primo ospedale da campo. La comunità internazionale continua a spingere affinché si moltiplichino gli aiuti autorizzati a entrare tramite il valico di Rafah. Per ora, nella giornata di lunedì, è stato concesso l’ingresso ad almeno 40 camion pieni di aiuti umanitari e carburante.