Mentre proseguono i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, il primo venerdì di Ramadan si preannuncia carico di tensioni a Gerusalemme. Sulla Spianata delle Moschee 2.500 agenti di polizia israeliani saranno schierati per vigilare sulla preghiera della comunità musulmana. In risposta a questo dispiegamento di forze, mercoledì sera Hamas ha lanciato un appello ai palestinesi della Cisgiordania a «marciare in massa verso la moschea di Al-Aqsa e rompere le catene dell’occupazione». Ad accrescere la tensione sono anche gli strascichi dell’uccisione, martedì sera, di un tredicenne palestinese a Gerusalemme Est. Dopo aver acceso un fuoco d’artificio per festeggiare la fine del digiuno, il ragazzino è stato colpito in pieno petto da un poliziotto israeliano. Il ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir ha elogiato l’operato dell’agente, che è poi andato a trovare in caserma.
Senza tregua – Secondo il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, nelle ultime 24 ore gli attacchi israeliani hanno ucciso 69 palestinesi, portando a 31.341 il totale dei morti nella Striscia dal 7 ottobre. L’ultimo raid risale a mercoledì sera, quando l’esercito di Israele ha aperto il fuoco contro un assembramento di persone a Gaza. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, almeno sei persone sono morte e altre 83 sono rimaste ferite nella sparatoria. Nella giornata di mercoledì è stato colpito anche un magazzino per gli aiuti umanitari che l’agenzia Onu per i rifugiati (Unrwa) gestisce a Rafah, nel sud della Striscia. L’agenzia ha riferito che un membro dello staff è stato ucciso dall’attacco israeliano, a cui si aggiungono 22 feriti. I negoziati per una possibile tregua ai combattimenti restano al momento in stallo. La stessa Hamas ha smentito l’indiscrezione sull’esistenza di una proposta internazionale per un cessate il fuoco prolungato nella Striscia di Gaza.