Un gruppo di ragazzi fa festa e si avvolge nelle bandiere a stelle e strisce. Comprate per protestare contro il guerrafondaio Bush, ora sono tornate utili in positivo. Sevnica, Slovenia, è il paese natale di Melania Trump: è qui che si festeggia, all’alba del 9 novembre. Le case alternate alle stalle, intorno la foresta: i settemila abitanti del villaggio a metà tra Lubiana e Zagabria sanno che non è da tutti essere compaesani della first lady americana.

Per le strade si festeggia anche se Melanija Knavs – questo il suo cognome prima di germanizzarlo in Knauss – a Sevnica aveva giurato di rimanerci poco. «Appena posso vado in America e mi prendo tutto», aveva detto ad un’amica ascoltando una canzone di Boy George. Nel 1971, quando “Mel” è nata, la Slovenia era ancora Jugoslavia e Tito era al potere. Il padre Viktor, titolare di un negozio di accessori per auto, e la mamma Amalija, operaia in una fabbrica di abbigliamento per bambini, non le impediscono di sfruttare la sua bellezza. Così Melania a 7 anni è già su una passerella. A 17 anni sfila a Lubiana, poi sul mare in Istria, fino ad atterrare a Milano proprio mentre nei Balcani scoppia la guerra civile. Ma anche la sosta italiana le serve solo come trampolino di lancio per approdare in quella che, per lei, è la terra promessa. Grazie ad un imprenditore italiano, Paolo Zampolli, nel ’96 vola a New York, per rimanerci per sempre.

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Melania Trump ha accompagnato il marito durante tutta la campagna elettorale

Il primo incontro con Donald Trump è ad una festa durante la fashion week, nel ’98. Lui è ancora sposato con Marla Maples, lei lo rifiuta. Nel frattempo prosegue la sua carriera come modella, finendo sulle copertine di molte riviste patinate. Dopo il divorzio del magnate dalla seconda moglie, le cose si fanno più serie: nel 2004 il fidanzamento ufficiale, l’anno dopo il matrimonio a Palm Beach, Florida. Scherzi della sorte, tra gli invitati c’erano anche Bill e Hillary Clinton, all’epoca senatrice dello stato di New York. Nel 2010 nasce Barron, l’ultimogenito di Donald: anche lui, per quanto assonnato, era presente sul palco dell’Hilton a festeggiare l’elezione del papà a presidente degli Stati Uniti.

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La neo first lady alla convention repubblicana di Cleveland, a luglio. Il suo discorso era molto simile a quello tenuto da Michelle Obama nel 2008

Melania Trump è la prima first lady americana nata all’estero dopo quasi due secoli. Prima di lei solo Louisa Adams, britannica, moglie di John Quincy Adams, alla Casa Bianca dal 1825 al 1829. La campagna elettorale del marito non le ha lasciato molto spazio: le poche sue uscite sono state immediatamente prese di mira dai detrattori. Il suo discorso alla convention repubblicana di luglio a Cleveland si è subito attirato le accuse di plagio: alcuni passaggi avrebbero ricalcato molto da vicino lo speech di Michelle Obama alla convention democratica del 2008. Non è andata meglio lo scorso 17 ottobre, quando si è trovata a difendere il consorte dalle accuse di molestie sessuali nei confronti di diverse donne. «Sono tutte bugie – ha detto l’ex modella -. Io credo a mio marito. È stato tutto organizzato dall’opposizione». Per il resto della corsa, Ms. Trump si è tenuta defilata: sempre presente a fianco del marito ma silenziosa, a dispensare sorrisi senza quasi mai intervenire. Tanto da farsi oscurare da quella che, secondo molti, sarà la vera signora della Casa Bianca: Ivanka Trump, l’altrettanto bella primogenita del tycoon. Laureata con lode in Economia, imprenditrice come il padre e vicepresidente della Trump Organization, oltre che mamma: è lei la consigliera ombra del nuovo presidente Usa, capace di sostituire al ruolo di first lady quello di first daughter. Una cosa, però, resta certa: Melania incarna la realizzazione di quel sogno americano che Trump vuol far tornare a vivere. E la sua storia dimostra che, in fondo, in America è davvero tutto possibile.