Strette di mano, incontri pubblici e colloqui con i vertici di quattro Paesi centroafricani. Sono questi gli appuntamenti che da mercoledì 1 a sabato 4 marzo hanno visto il presidente francese Emmanuel Macron impegnato in Gabon, Angola, Congo e Repubblica Democratica del Congo, nel tentativo di rafforzare i rapporti con i suoi corrispettivi locali. «La Francia vuole costruire una nuova relazione equilibrata, reciproca e responsabile con il continente africano» ha dichiarato il capo dell’Eliseo. «L’Africa non è il nostro cortile, tanto meno un continente a cui gli europei e i francesi possono dettare un quadro di sviluppo».

Operazione Barkhane (Fonte: Wikimedia Commons)

Disimpegno militare – Un primo segnale di apertura che arriva in seguito al crescente disimpegno militare di Parigi. Lo scorso anno, infatti, Macron aveva annunciato il ritiro delle truppe francesi e alleate dal Mali, mettendo fine all‘operazione anti-jihadista Barkhane e alla Task Force Takuba: un contingente di soldati europei impegnato nell’addestramento e supporto delle milizie locali. Tuttavia, si tratta di un ritiro solo parziale. Nonostante molti dei 5mila soldati francesi schierati per la missione siano stati smobilitati, diversi sono gli squadroni trasferiti nel resto della regione subsahariana del Sahel.

Ragioni – A causare la smobilitazione sarebbero state in primis le crescenti tensioni in senso antifrancese delle popolazioni africane. Dopo i colpi di stato in Mali nel 2020 e 2021, uniti al fallimento di Parigi nel proteggere i locali, la nuova giunta al potere avrebbe preferito rivolgersi alla compagnia militare privata Wagner – un gruppo di mercenari russi fondata dall’oligarca Evgenij Prigožin. Secondo l’agenzia di stampa Reuters, nel 2021 il nuovo governo maliano avrebbe pagato all’organizzazione paramilitare russa oltre 9 milioni di euro al mese per i suoi servizi.

Truppe italiane – A gennaio dello scorso anno, il Quotidiano Nazionale segnalava circa 200 soldati italiani impegnati in Mali nella Task Force Takuba. Un numero esiguo su cui però né il governo né il ministero della difesa hanno mai voluto rilasciare troppe dichiarazioni. Le ultime notizie ufficiali risalgono ad aprile scorso, quando davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato, il capo di stato maggiore Alessandro Cavo Dragone aveva annunciato di star lavorando a un eventuale ricollocamento del contingente in Niger.