La tratta dei Balcani è sbarrata: dopo Austria, Slovenia e Serbia anche Macedonia e Croazia hanno chiuso le frontiere, una decisione presa in accordo con l’Unione Europea. Per mesi la via era stata risalita dai profughi che tentavano di raggiungere Germania e Svezia. E adesso si pensa che le migliaia di persone bloccate in Grecia e in Albania possano riversarsi sulla costa adriatica. «Fino a questo momento non abbiamo evidenza di questo flusso enorme in arrivo», ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano. «La logica ci suggerisce che si potrebbe aprire una rotta. La logica, per ora, non i fatti».

Il tema è stato argomento di discussione questo mercoledì in un incontro al Quirinale tra Mattarella, Renzi, Gentiloni e Alfano. Un vertice da cui non possono trapelare notizie in vista del Consiglio europeo del 17 marzo dedicato all’immigrazione. Pare che il governo stia tentando di cautelarsi in caso di sbarchi di massa sulle coste pugliesi. Si parla di 120-140 mila possibili arrivi dalla Grecia, quasi il doppio di quelli in Italia in tutto il 2015. Se il timore dovesse concretizzarsi, la questione si sposterebbe sullo smistamento dei profughi e sulla loro identificazione.

Facile a dirsi, meno a farsi: primo perché nel quadro attuale è molto difficile stabilire chi ha diritto all’asilo e chi no. Secondo perché le procedure di rimpatrio sono molto costose e non assistite economicamente dall’Unione europea.

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Con la chiusura della rotta balcanica, migliaia di migranti sono rimasti bloccati in Grecia

Intanto la chiusura della rotta balcanica ha bloccato in Grecia circa 40 mila migranti. Numeri che crescono di 1300 unità al giorno.  Solo a Idomeni, al confine con la Macedonia, ce ne sono 16 mila. Persone che arrivano dalla Turchia, con la quale l’Europa ha definito una bozza di accordo “uno a uno”. Per ogni migrante siriano rimandato in Turchia, l’Unione Europea deve accoglierne uno, già registrato dalle autorità di Ankara. L’obiettivo è quello di scoraggiare i flussi migratori ma il prezzo che chiede la Turchia è abbastanza alto: oltre a tre miliardi di nuovi aiuti un’accelerazione del processo di ammissione del Paese in Ue.

Angelica D’Errico