L’Europa trema all’idea di un nuovo e ancor più vicino fronte del conflitto russo-ucraino. Le autorità dell’autoproclamata Repubblica della Transnistria, nella Moldavia orientale, al confine con l’Ucraina, hanno chiesto sostegno a Mosca contro le pressioni del governo di Chisinau. Moldova and Transnistria, political map. Republic of Moldova, with capital Chisinau, and the disputed Pridnestrovian Moldavian Republic, PMR.

Il legame con Mosca – La Transnistria è una zona controllata da un’autorità de facto non riconosciuta dalla comunità internazionale, ma sostenuta economicamente e politicamente dalla Russia. Mosca conta infatti circa 1500 militari sul territorio e nella giornata di mercoledì 28 febbraio, l’assemblea dell’enclave, convocata per la prima volta in 17 anni, ha votato una richiesta di «protezione» alla Russia in seguito al blocco economico imposto dallo stato moldavo. Tuttavia, a pochi giorni dalla riunione, alcuni funzionari della repubblica non avevano escluso la possibilità di una richiesta più esplicita: entrare direttamente a far parte della Federazione russa. In quel caso Putin avrebbe annunciato l’annessione giovedì 29 febbraio, aprendo un secondo fronte di guerra. Così non è stato.

La risposta della Russia – Se da un lato la difesa del territorio a maggioranza russofona e filorussa «resta una priorità», come fa sapere il ministero degli Esteri russo, dall’altro l’apertura di un nuovo fronte bellico più vicino all’Europa richiederebbe a Putin uno sforzo militare e politico non indifferente. Basti pensare che un eventuale trasporto aereo di armi e risorse obbligherebbe al sorvolo di territorio romeno, ossia Nato, o ucraino con rischio di abbattimenti.. Senza contare che, sebbene 500 mila abitanti della Transnistria abbiano il passaporto russo, ce ne sono altri 200mila di nazionaliotà moldfava che potrebbero, nel caso scoppiasse un conflitto, invocare aiuti da Chishinau.
Nel contesto della guerra e delle imminenti elezioni con cui a marzo Vladimir Putin dovrebbe vedere confermato il proprio mandato, l’operazione in Transnistria potrebbe essere una mossa di propaganda per destabilizzare lo stato moldavo o rallentarne l’ingresso nell’Unione Europea. Dal canto suo, il presidente russo nel discorso alla nazione di giovedì 29 febbraio ha ribadito le sue minacce all’Occidente, ma non ha fatto riferimento, nello specifico, alla repubblica separatista moldava.

La storia – L’ultima mossa politica dell’enclave risale al 2006, quando con un referendum non riconosciuto dallo stato moldavo e dalla comunità internazionale la repubblica ha riaffermato la volontà di indipendenza a favore di un’unificazione con la Russia. Ma la storia di questo territorio nasce dalla spartizione della regione in seguito alla seconda guerra mondiale. Fu Mosca a crearenell’ambitop dell’Urss  la Repubblica Socialista Sovietica Moldava, unendo la regione del Dniester, a maggioranza russofona, in precedenza parte autonoma dell’Ucraina, e la vicina Bessarabia, che fece parte della Romania dal 1918 al 1940. Negli ultimi giorni di vita dell’Unione Sovietica crebbero le tensioni interne e nel 1992 scoppiò un conflitto tra il governo filo-occidentale e i ribelli sostenuti dalla Russia, in cui persero la vita 700 persone. Il cessate il fuoco portò un accordo sull’istituzione di una zona di sicurezza demilitarizzata, sorvegliato dalle forze russe già presenti sul territorio. Oggi la Transnistria, oltre ad essere una delle ultime roccaforti di stampo sovietico, è la zona più industrializzata della Moldavia, ma il suo potenziale economico è limitato dall’isolamento dall’Europa a causa dei forti legami con il Cremlino.