L’esterno dell’ambasciata del Myanmar a Londra (EPA/ANDY RAIN)

«Una specie di colpo di stato, nel pieno centro di Londra». Kyaw Zwar Minn, l’ambasciatore del Myanmar nel Regno Unito, fatica a crederci. Aveva lasciato l’ambasciata nel pomeriggio di ieri, 7 aprile e, al suo ritorno, ha trovato le porte sbarrate. Gli addetti militari gli hanno comunicato il divieto di rientrare nell’edificio, precisando che da quel momento in poi non sarebbe più stato il rappresentante del suo Paese in Gran Bretagna. L’ambasciatore ha dovuto passare la notte in auto, e sono stati mandati via anche i suoi collaboratori più stretti. Il responsabile sarebbe il suo vice, Chit Win, dietro preciso ordine della giunta militare, al governo della Birmania dal golpe del primo febbraio scorso. L’8 aprile le autorità birmane hanno notificato la fine del mandato di Kyaw Zwar Minn al ministero degli Esteri britannico: da questo momento, secondo la convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, il suo lavoro è ufficialmente terminato. «Dobbiamo accettare la decisione presa dal governo birmano», ha detto il ministero in un comunicato.

In rotta di collisione da marzo – A causare la rottura tra l’ambasciatore e il governo militare birmano le dichiarazioni delle scorse settimane di Kyaw Zwar Minn, il quale aveva pubblicamente condannato il colpo di stato e chiesto il rilascio dell’ex leader del Paese, Aung San Suu Kyi. Lo scorso 9 marzo, aveva affermato: «L’ambasciatore continua a ricevere istruzioni dal Consigliere di Stato Aung San Suu Kyi», e per questo era stato richiamato in patria. Ma non aveva lasciato Londra, anche perché a forte rischio di arresto se fosse tornato in Myanmar, e aveva continuato a tenere aperta l’ambasciata e fornire servizi consolari. Adesso, con ogni probabilità, verrà costretto a chiedere asilo politico in Gran Bretagna.

Le reazioni in Uk – Alla notizia dell’occupazione dell’ambasciata, alcuni membri della comunità birmana a Londra si sono radunati di fronte all’edificio per protestare contro la prova di forza della giunta militare. E in un tweet il ministro degli Esteri del Regno Unito, Dominic Raab, ha condannato «le azioni di bullismo del regime militare della Birmania», chiedendo «la fine del colpo di stato e della violenza spaventosa e un rapido ripristino della democrazia».

598 morti nelle proteste – A Yangon e nelle altre principali città del Myanmar proseguono le proteste di piazza contro il golpe, così come la repressione violenta da parte della polizia. Secondo l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici (Aapp), altre dodici persone sono state uccise nella giornata di mercoledì 7 aprile, portando il totale dei morti dal primo febbraio a 598. E si trovano in carcere per motivi politici più di 2.800 persone. Tra queste, dall’8 aprile, c’è il famoso attore Paing Takhon, 24enne, tra i più popolari sostenitori delle proteste. Era stato tra coloro che per primi avevano promosso sui social media il saluto a tre dita della saga letteraria e cinematografica Hunger Games come simbolo della resistenza al regime. Secondo i media locali, più di altre 100 celebrità che si sono schierate a favore di Aung San Suu Kyi sarebbero nel mirino della giunta. Potrebbero dunque arrivare a breve nuovi arresti nel mondo dello spettacolo.

Il saluto a tre dita, simbolo delle proteste per la democrazia in Birmania. EPA/STRINGER

Un’emoticon per la democrazia – Intanto, Twitter ha annunciato di aver lanciato un’emoticon dedicata alla “Milk Tea Alliance“, ossia la fratellanza tra i movimenti pro-democrazia in Asia, nata l’anno scorso tra Hong Kong, Taiwan e Thailandia e diffusasi nel 2021 anche in Birmania, dove il thé al latte condensato è la base della colazione. L’immagine della bevanda apparirà in tutti i tweet che includono l’hashtag #milkteaalliance in inglese, thailandese, coreano e nelle altre lingue asiatiche.