Un pugno al cuore.dopo una prolungata esposizione a temperature sottozero. Sarebbe stato ucciso così l’oppositore russo Alexey Navalny, con una tecnica omicida usata dagli agenti delle forze speciali del KGB, la poliizia politica della vecchia Urss. Lo sostiene il quotidiano britannico Times che cita Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net.

Ljudmila Navalnaja davanti al carcere dove è morto il figlio durante il video-appello al presidente russo Putin
Le rivelazioni – Osechkin, citando una fonte che lavora nella colonia penale artica dove Navalny è morto venerdì 16 febbraio, sostiene che i lividi trovati sul corpo dell’oppositore sono compatibili con la tecnica del «pugno unico». Si tratta di una manovra utilizzata come salvavita in caso di aritmia. Nell’era sovietica, la tecnica veniva utilizzata regolarmente dagli agenti del Kgb: le vittime venivano prima esposte a temperature polari per indebolire il cuore e poi colpite: un trauma non penetrante che, anche se non particolarmente violento, può provocare la commotio cordis, una fibrillazione ventricolare che non lesiona sterno, coste e cuore. Secondo queste dichiarazioni, il dissidente sarebbe stato lasciato al gelo per due ore e poi ucciso.
Resta ancora da capire se e quando il corpo verrà restituito alla famiglia, che intende svolgere indagini independenti sulle cause della morte. Intanto, la madre Ljudmila Navalnaya ha intentato una causa per “atti illegali” contro il comitato investigativo russo per non aver rilasciato la salma del figlio. Il giorno precedente la donna aveva lanciato un appello video al presidente della Federazione Russa Vladimir Putin: «Ridatemi mio figlio». Secondo quanto riporta l’agenzia russa TASS, l’udienza si svolgerà il 4 marzo a porte chiuse.
Convocazione – L’ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksej Paramonov è stato convocato alla Farnesina per fare piena chiarezza sulla morte di Aleksej Navalny. In un intervento pubblicato sul quotidiano La Repubblica, Paramonov riflette le posizioni del governo russo, che dall’Unione europea è riteniutop responsabile del decesso del dissidente. Nella lettera indirizzata al direttore Maurizio Molinari l’ambasciatore parla di «psicosi prebellica dell’Occidente» e dice: «La morte di Alexey Navalny (…) viene interpretata in Occidente in chiave accusatoria ai fini di fomentare l’ostilità nei confronti delle autorità russe e giustificare la frattura insanabile tra la Russia e l’Occidente». «La Russia – prosegue la lettera – non ha mai mostrato aspirazioni espansionistiche verso l’Occidente».

Il capo dello staff della Fondazione Anticorruzione di Alexey Navalny Leonid Volkov
Il boomerang delle sanzioni – La morte di Navalny ha portato Ue e Regno Unito a presentare nuovi pacchetti di sanzioni per colpire l’economia russa, che peraltro non sembra risentire di quelle già in atto. Secondo l’agenzia federale Rosstass, nel 2023 il Pil russo è cresciuto del 3,6%. Una tendenza confermata da The Economist. Il 13esimo pacchetto di sanzioni di Bruxelles si concentra sulla lotta all’elusione delle sanzioni precedenti, ed entrerà in vigore il 24 febbraio, in concomitanza con l’anniversario dell’invasione dell’Ucraina. Londra invece ha sanzionato sei responsabili carcerari russi dell’istituto artico dove era detenuto Navalny e ha vietato loro l’ingresso in Gran Bretagna. Una scelta criticata da Leonid Volkov, capo dello staff della Fondazione Anticorruzione di Alexey Navalny. In collegamento con la Commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo, Volkov ha affermato che «le persone sanzionate da Londra non hanno mai viaggiato nel Regno Unito e non hanno beni all’estero: ora ridono di queste sanzioni e Vladimir Putin con loro. Noi abbiamo studiato la corruzione del regime di Putin. Navalny stesso ha indicato gli oligarchi amici di Putin che tengono la cassa eppure ancora adesso non tutti loro sono sanzionati. Se volete onorare la memoria di Alexei, colpite gli amici di Putin, sequestrate i loro asset».