«Irrazionali e irritanti». Così, in un’intervista all’agenzia di stampa italiana Ansa, Aleksej Navalny definisce i rapporti con Vladimir Putin di Lega Nord e Movimento 5Stelle. Per il blogger l’amicizia che lega il partito di Matteo Salvini al presidente russo è «incomprensibile alla luce delle loro ideologie opposte», mentre i grillini «sulla base di tutto quello che dicono, dovrebbero odiarlo».

Le vacanze italiane degli oligarchi – Navalny – a cui la Commissione elettorale prima, e la Corte suprema russa poi hanno vietato di candidarsi alle presidenziali del 18 marzo – ha aggiunto che «tra Italia e Russia esiste un rapporto solido e i russi considerano gli italiani un popolo speciale». Ma ha anche auspicato «una posizione più attiva sulle sanzioni individuali perché il vostro Paese è meta massiccia dei soldi sporchi degli oligarchi, che rubano qui e poi vanno a divertirsi nei vostri resort». Secondo il blogger, l’Italia dovrebbe essere «più amica del popolo russo e meno degli oligarchi di Putin».

La denuncia del rapporto Cardin – L’intervista di Navalny arriva a una settimana di distanza dalla pubblicazione del rapporto sulle ingerenze russe in Europa da parte del senatore democratico Ben Cardin. Nelle sue pagine si denuncia anche la prossimità proprio di Movimento 5 Stelle e Lega Nord con Putin e il pericolo che il presidente russo possa sfruttare questi partiti come testa di ponte per condizionare l’esito delle elezioni italiane del 4 marzo.

Pericolo di infiltrazioni russe nella Lega – Mosca, sempre secondo il rapporto, potrebbe dare appoggio mediatico e finanziario ai grillini, dal momento che il loro programma di politica estera prevede «la fine delle sanzioni contro la Russia seguite alla crisi ucraina, la normalizzazione delle relazioni con il regime siriano di Assad e la revisione della partecipazione italiana alla Nato». Nel rapporto, Cardin paventa addirittura il rischio che, attraverso l’accordo di cooperazione siglato nel 2017 da Salvini con il partito Russia Unita, i servizi segreti di Putin siano riusciti a infiltrarsi nelle fila leghiste.

Tanti sospetti, ma nessuna prova – M5S e Lega hanno sempre respinto le accuse di complicità con il regime di Putin, definendole infondate e frutto di una rinnovata russofobia, scatenata negli Usa dai sospetti di ingerenza del Cremlino nelle elezioni presidenziali che hanno portato Donald Trump alla Casa Bianca. Sia l’intervista a Navalny sia il rapporto di Cardin avanzano sospetti di collusione fra partiti italiani e Mosca, ma nessuno dei due contiene elementi che al momento permettano di provare qualcosa di più di una legittima collaborazione internazionale. Nulla di più compromettente degli assidui scambi di cortesie e visite fra Putin e un altro probabile protagonista delle prossime politiche: Silvio Berlusconi.