Durante un’intervista, la prima dalla morte di Benedetto XVI, rilasciata all’agenzia di stampa Associated Press, Papa Francesco si è esposto su una delle questioni più scottanti della Chiesa: il rapporto tra fede e omosessualità. Il solo parlarne ha causato discussioni. Il pontefice ha provato a non inimicarsi né l’ala più conservatrice della Chiesa, né il mondo liberal che guarda al Santo Padre con favore.

A difesa della comunità LGBTQ+ Papa Francesco ha ricordato che Dio ama tutti i suoi figli così come sono e ha invitato i vescovi cattolici ad accogliere le persone LGBTQ+ nella Chiesa. «Essere omosessuali non è un crimine». Non solo, il pontefice ha definito «peccato» quello dei vescovi che sostengono leggi che criminalizzano l’omosessualità o discriminano la comunità gay. «Questi vescovi devono fare un processo di conversione», ha aggiunto Francesco. Parole colte positivamente da una parte della comunità LGBTQ+. «La sua storica dichiarazione dovrebbe inviare un messaggio ai leader mondiali e a milioni di cattolici in tutto il mondo: le persone LGBTQ+ meritano di vivere in un mondo senza violenza e condanna, e più comprensione» ha dichiarato, commentando le parole del Papa, la presidente di GLAAD Sarah Kate Ellis, ONG che si occupa di eliminare le discriminazioni legate all’orientamento sessuale. Francesco ha anche voluto ricordare che «Dio ci ama per la forza con cui ciascuno di noi combatte per la propria dignità». Per questo la Chiesa deve combattere le leggi ingiuste nei confronti degli omosessuali: «Deve farlo. Deve farlo», ha ribadito.

L’omosessualità resta un peccato – Durante l’intervista Francesco ha poi continuato sul tema dichiarando: «Occorrere sempre distinguere tra un peccato e un crimine. Essere omosessuali non è un crimine ma è un peccato. Prima distinguiamo tra un peccato e un crimine». Un’intervista fatta di precisazioni: «È peccato anche mancare di carità gli uni con gli altri, non è vero?», ha sottolineato il pontefice dopo aver parlato di peccato riferito alla comunità gay. Non è la prima volta che il pontefice si esprime ambiguamente sul tema dell’omosessualità. Nel 2018 sostenne che se si rivela quando si è piccoli può servire l’intervento di uno psichiatra per correggere il problema.

La situazione nella Chiesa – Il momento nella curia romana è delicato. La morte di Benedetto XVI ha portato a galla i malumori, presenti da tempo ma sottotraccia, dell’ala più conservatrice della Chiesa che non vede di buon occhio il pontificato di Bergoglio, giudicato troppo liberal. In particolare è emersa la diatriba con il Cardinale Gerhard Ludwig Müller, che vorrebbe una Chiesa più tradizionalista, vicina a quella di Benedetto. Sollecitato sull’argomento Francesco ha provato a sdrammatizzare: «L’unica cosa che chiedo è che me lo dicano in faccia, anche perché se non mi criticassero significherebbe che in Vaticano c’è una dittatura.»