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«La diga di Kakhovka è stata distrutta dai russi». A rivelarlo è un’inchiesta approfondita del New York Times che attribuisce a Mosca la carica esplosiva che il 6 giugno ha distrutto la struttura nell’Ucraina meridionale, sotto il controllo russo. Il crollo della diga ha provocato la fuoriuscita di un’enorme massa d’acqua che ha causato 45 morti e 31 dispersi, oltre a un danno ambientale incommensurabile.

L’inchiesta – Mentre ucraini e russi continuano a rimpallarsi le accuse, per il New York Times la responsabilità del crollo è di Mosca. Secondo il quotidiano di New York, i progetti della diga risalgono all’epoca sovietica. I russi sarebbero stati a conoscenza del «Tallone d’Achille» dell’opera. Secondo i disegni tecnici consultati dal giornale, la struttura è stata costruita con un enorme blocco di cemento alla base ed è attraversata da un piccolo passaggio raggiungibile dalla sala macchine. Proprio in quel punto i russi, secondo il New York Times, hanno detonato la carica esplosiva intorno alle 2.50 del mattino. Un’ulteriore conferma arriverebbe da un anonimo funzionario dell’esercito americano. L’esplosione sarebbe stata causata da una carica piazzata all’interno dell’opera.

La controffensiva – Kiev si sta riprendendo, intanto, i territori dell’Ucraina meridionale occupati dai russi. L’area liberata è di 113 chilometri quadrati, secondo la viceministra della difesa ucraina, Hanna Malyar. Nelle ultime due settimane è salito a otto il numero dei villaggi strappati a Mosca. Le forze ucraine hanno abbattuto nella notte quattro droni russi nella regione di Dnipropetrovk, nella zona sud orientale del Paese. Lo ha reso noto il capo del consiglio regionale, Nikolai Lukashuk.