Vestito rosso repubblicano, gesti ampi, toni moderati, nessun tentennamento. Nikki Haley, 51 anni, ha tutte le carte in regola per essere il nuovo volto del partito Repubblicano americano. Quello che le manca, però, è una carta che convinca l’elettorato di ultradestra che resta fedele a Donald Trump.

La corsa dei repubblicani – Infatti il Tycoon rimane al momento inafferrabile nei sondaggi (tra il 30 e il 40%), ma è da notare il fatto che Haley sembra prevaricare con le sue capacità dialettiche su tutti gli altri candidati, compreso Ron De Santis, definito da qualche analista “il giovane Trump”. Fuori partita, invece, Tim Scott. Il senatore della Carolina del Sud il 13 novembre ha annunciato il suo ritiro dalle elezioni di partito perché, ha dichiarato: «Non è il mio momento». Insomma, sul palco, l’unico match possibile è tra due ex: ex presidente degli Usa ed ex ambasciatrice dell’Onu proprio sotto la presidenza Trump.

Chi è Haley – Nikki Haley è della Carolina del Sud e deve molto allo stato in cui è nata e cresciuta a livello personale e politico. Dal 2005 al 2011 è stata membro della Camera dei rappresentanti della Carolina del Sud e dal 2011 al 2015 governatrice dello stesso Stato, che ha fatto rinascere dopo la crisi economica. Figlia di due genitori immigrati dall’India ha, per questo motivo, una posizione abbastanza morbida nei confronti delle leggi sull’immigrazione che ritiene debbano essere rispettate con controlli ferrei sugli irregolari. Pro Vita, ma più moderata rispetto agli inizi della carriera (non sosterrebbe una legge anti-aborto a livello federale), è sul fronte fiscale che tiene il pugno duro. È contraria agli investimenti pubblici a pioggia e non risparmia critiche neanche al suo partito, a detta sua colpevole, assieme ai Democratici, di aver «regalato soldi a debito senza nessuna parsimonia durante il Covid-19». Haley, durante i dibattiti, appare più concreta e ordinata rispetto ai suoi avversari. Elenca i problemi degli Stati Uniti e pone l’accento sul fatto che quasi 7 giovani americani su 10 non sono capaci di leggere e contare fluentemente. Offre soluzioni per il Paese e soprattutto riconosce, a differenza di Trump, l’esistenza del cambiamento climatico. Commercialista e pragmatica, presenta sé stessa in modo diretto e senza fronzoli: «Quando ero giovanissima aiutavo i miei genitori immigrati a gestire il loro negozio come commercialista: tenevo i conti e facevo le tasse», ricorda con un sorriso. «Per questo dico a voi ciò che ho detto in South Carolina quando ero candidata a governatrice: non avete bisogno di un altro avvocato, scegliete una commercialista». Il carisma e la sicurezza non le mancano, a essere debole è il suo slogan. «Pick Nikki» («Scegli Nikki», ndr) offre un’idea di persona, ma non di Paese ed è ben lontano dal «Yes, We Can» di Barack Obama e dal più recente «Make America Great Again» di Trump.