La sfiducia nell’Europa non basta più. Ora anche nei singoli Stati soffiano venti di secessione. Scozia, Catalogna, Repubblica Ceca, Paesi Baschi, Polonia, Irlanda del Nord, Fiandre. L’elenco dei Paesi dove movimenti politici stanno tentando di creare Stati autonomi cresce continuamente. Sullo sfondo la crisi economica e l’austerità hanno rafforzato rabbia e disillusione sociale.
Le rivendicazioni sono sempre le stesse: diversità storiche, culturali, linguistiche. Ma la battaglia principale è portata avanti in nome della difficoltà fiscale, negli Stati indeboliti dalla perdita di poteri verso Bruxelles. Di armi ancora non si parla, ma il pericolo non è remoto. In Spagna, ad esempio, la volontà del governo di negare un dialogo diretto sulla “questione basca” crea paure per una possibile ripresa della violenza da parte dell’Eta. Situazioni a rischio sono anche Francia con il fronte di liberazione nazionale e in Irlanda del Nord.
Nel 2014 la questione potrebbe travolgere la stessa Bruxelles, sede della Commissione europea e di parte del Parlamento Ue. Il Belgio infatti è uno dei nuclei principali del separatismo. Per le elezioni legislative e europee dell’anno prossimo, c’è attesa per il risultato che può ottenere il partito nazionalista fiammingo che ha promesso una nuova confederazione belga. Una programma elettorale che prevede che le Fiandre e la Wallonia diventino degli «stati federati dotati della maggior parte dei poteri che oggi spettano al parlamento belga».
Un ulteriore importante appuntamento che può fare da apripista agli altri secessionisti è il referendum in Scozia, che potrebbe portare il Paese a essere indipendente dal Regno Unito. Lo scorso 24 novembre è stata comunicata dal governo locale la data della consultazione: 18 settembre 2014. I sondaggi dicono che l’esito incerto, anche se la maggioranza relativa degli scozzesi è contraria all’indipendenza totale.
L’Europa non sta certo a guardare e da Bruxelles arrivano chiari messaggi per fermare questi moti. Joaquin Almunia, commissario europeo per la Concorrenza, ha chiarito che un eventuale nuovo Stato dovrebbe ottenere il via libera di tutti i membri dell’Unione per far parte della casa comune. Facile prevedere come i governi con all’interno moti secessionisti si opporrebbero.
Andrea Zitelli