C’è una guerra in primo piano, quella tra Israele e Hamas, ma attorno ce n’è una più silenziosa, che fa meno notizia. A subire gli effetti di questi scontri sono gli Stati Uniti che, mentre sostengono in maniera ferma gli israeliani, vengono attaccati su più fronti da varie organizzazioni armate legate al Libano, all‘Iraq, allo Yemen, con l‘Iran sullo sfondo a tirare i fili. Gli americani non sempre rispondono, il timore è quello di una possibile escalation della “guerra grande” che non converrebbe a nessuno degli attori in campo. Vali Nasr, esperto di Iran e professore di Affari internazionali e studi sul Medio Oriente alla Johns Hopkins University, in un’intervista del 29 novembre al New York Times spiega che il problema risiede nel fatto che gli Usa hanno immaginato una guerra a breve termine a Gaza, ma «Se gli Stati Uniti non stanno attenti, Gaza sarà solo l’inizio di qualcosa di molto, molto più grande» perchè , soprattutto l’Iran e Hezbollah, credono che una volta che Israele avrà finito con Hamas, rivolgerà la sua attenzione a loro.

Hezbollah – Il gruppo paramilitare islamista sciita e antisionista libanese (il cui nome significa “partito di Dio“), sin dai primi giorni dall’inizio del conflitto, ha invitato gli Stati Uniti a lasciare l‘Iraq e la Siria. Dopo questo avvertimento, è iniziata una guerra che potremmo definire a bassa intensità. Dal 18 ottobre fino ai primi di novembre ci sono stati 44 attacchi contro le basi americane in Siria e in Iraq. Il 3 novembre durante il suo primo discorso, il leader Hassan Nasrallah non ha dichiarato guerra aperta a Israele, come molti temevano, ma ha parlato di possibili ripercussioni su scala più ampia se l’appoggio di Washington a Gerusalemme non cambierà. Da quel momento gli attacchi, seppur di piccole entità, contro le basi militari americane non si sono mai fermati.

Huthi-  Il gruppo armato prevalentemente sciita dello Yemen, un po’ come Hezbollah, si è esposto quasi subito dopo l’inizio del conflitto. Il 20 ottobre un loro razzo è stato  lanciato dallo Yemen e intercettato da una nave Usa nel Mar Rosso. Dopo quell’atto le azioni del gruppo sono state più sporadiche: a inizio dicembre hanno attaccato due navi al largo della costa yemenita, tra cui una battente bandiera delle Bahamas, sostenendo che fossero legate allo stato ebraico. Il mese scorso, invece, hanno sequestrato la Galaxy Leader, una nave da carico battente bandiera israeliana.  Un punto critico è stato raggiunto il 9 dicembre. In una dichiarazione pubblicata sui social, gli huthi hanno affermato che  «impediranno il passaggio delle navi dirette all’entità sionista» se gli aiuti umanitari non saranno autorizzati ad entrare a Gaza.