Il Caucaso del Nord e i gruppi etnici

Non si placa la lotta etnica nella zona del Caucaso russo. I gruppi indipendentisti, di matrice islamica, continuano a reclamare la separazione dal potere russo e, nella giornata del 27 novembre, il Dipartimento per il Distretto Federale del Nord Caucaso, apparato del ministero degli Interni russo, ha comunicato che nella regione, dall’inizio dell’anno, sono stati uccisi 345 militanti della guerriglia. Più di duemila le operazioni di polizia, circa 370 gli arresti di militanti. Il Dipartimento individua il problema che favorisce il terrorismo indipendentista: la corruzione. Il capo reparto Sergei Chenchik ha spiegato che “la corruzione crea un terreno fertile per la criminalità organizzata, il terrorismo e l’estremismo”.

Il comunicato spiega l’impegno del Cremlino nel Nord Caucaso, il fronte più caldo per la Russia. Tra Cecenia, Daghestan, Inguscezia, Cabardino-Balcaria, Ossezia del Nord, Territorio di Stavropol’, Karacaj-Circassia, Il movimento indipendentista, erede organizzato delle milizie ribelli cecene, è nato nel 2007. Il gruppo punta alla costruzione di uno Stato caucasico, indipendente da Mosca, fondato sulla legge islamica. Sono stati loro gli artefici degli attacchi terroristici più sanguinosi degli ultimi anni in Russia: l’esplosione del treno Nevski Express tra Mosca e San Pietroburgo nel 2009, gli attentati kamikaze alla metropolitana di Mosca nel 2010 e l’esplosione all’aeroporto Domodedevo del gennaio 2011.

Capo del movimento è Doku Umarov, proclamatosi Emiro della regione caucasica. Dopo che il governo russo ha usato il pugno duro in Cecenia, la guerra si è spostata in Daghestan, dove gli scontri a fuoco e gli attentati sono all’ordine del giorno. Nella regione, da inizio 2012, i crimini di natura terroristica sono più di 300 e rappresentano il 90 per cento dei crimini terroristici in Russia. Una situazione che Vladimir Putin è deciso a combattere: il presidente russo si è detto disposto ad “agire contro i terroristi tempestivamente e preventivamente, senza esitazioni e, se necessario, anche con audacia”.

Francesco Paolo Giordano