La Corea del Nord ha lanciato alcuni missili terra-aria che sono affondati nel Mar del Giappone, nelle proprie acque territoriali. A riferirlo è la Yonhap, agenzia di stampa sudcoreana che cita fonti militari nazionali poi confermate da membri del governo giapponese. Quello dell’8 giugno è il nono test militare condotto dal leader di Pyongyang Kim Jong-un da inizio anno, il quarto da quando si è insediato il presidente progressista sudcoreano Moon Jae-in, meno di un mese fa. Secondo gli analisti, questa sarebbe anche una risposta alle nuove sanzioni imposte dall’Onu pochi giorni fa.
Le reazioni – «Nessun effetto immediato sulla sicurezza del territorio giapponese». Ha risposto così il ministro degli esteri del Giappone, Fumio Kishida, ai missili partiti da Wonsan, sulla costa orientale della Corea del Nord, spiegando che il governo continuerà a lavorare con i comandi militari della Corea del Sud e degli Stati Uniti. Moon Jae-in, eletto il 9 maggio scorso dai sudcoreani, ha convocato una riunione d’urgenza del Consiglio nazionale di sicurezza per discutere eventuali misure da adottare. Secondo la Yonhap, il presidente avrebbe dichiarato che in questo modo la Corea del Nord otterrà solo problemi economici e isolamento.
Le sanzioni – Moon Jae-in si riferiva anche a quanto accaduto solo pochi giorni fa, quando il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato all’unanimità l’imposizione di nuove sanzioni contro il regime di Pyongyang. Questa volta le restrizioni hanno colpito 14 individui, legati alla dirigenza nordcoreana, e quattro enti collegati al business degli armamenti. Inoltre secondo il Consiglio di sicurezza, grazie alle precedenti misure delle Nazioni Unite, ad aprile si è azzerata l’esportazione di carbone dalla Corea del Nord che assicurava al regime un introito di circa 700 milioni di dollari. Questi provvedimenti hanno indebolito economicamente il Paese, ma non influiscono sulla decisione di Pyongyang di proseguire nella sperimentazione nucleare che, almeno secondo i portavoce del regime, serve a Pyongyang come strumento di autodifesa.
Lo scontro diplomatico – L’ultimo test missilistico era stato condotto il 29 maggio scorso, a poche ore di distanza dall’invio della terza portaerei statunitense nel Pacifico occidentale. Il regime di Pyongyang si sente minacciato dalle prove di forza della marina americana, criticate anche da Pechino, e sta portando avanti quella che potrebbe rivelarsi un’escalation pericolosa. L’unica nota positiva è che il presidente americano Donald Trump, durante le consultazioni sull’ultimo round di sanzioni contro Pyongyang, ha accettato il ruolo di mediazione della Cina, rinunciando a imporre un embargo totale del petrolio verso il regime di Kim Jong-un.