Sono almeno 78 le vittime dell’incendio scoppiato alle 23:40 del 20 febbraio a Chawk Bazar, il distretto storico nel centro di Dacca, capitale del Bangladesh.  Dopo 14 ore le operazioni di soccorso sono state sospese dal sindaco della zona sud della città, come riportato dal sito The Daily Star. Il primo ministro Sheikh Hasina ha manifestato la propria vicinanza alle famiglie delle vittime mentre il segretario dell’opposizione Mirza Fkhrul Alamgir attacca «Questo tragico incidente è accaduto a causa dell’indifferenza e della negligenza del governo». Negozi al pianoterra, un magazzino per materiali di plastica e materiale infiammabili al secondo. Ma l’edificio che ha preso fuoco ospitava anche inquilini agli ultimi tre piani, dicono fonti della polizia locale. Secondo l’agenzia Reuters India, alcuni testimoni riferiscono che le fiamme si sono propagate dopo l’esplosione di bombole di gas in un ristorante adiacente.  «Il rogo è iniziato in un magazzino di prodotti chimici dietro a una moschea», sostengono  la BBC e indianexpress.com.

Centro storico – Chawk Bazar è un distretto costruito 400 anni fa dalla dinastia Mogul, composto di case affastellate su strade strette e affollate. Zona residenziale e commerciale ma anche zona dove si concentrano commercianti e piccoli produttori di sostanze chimiche dove le norme di sicurezza sono precarie. Non è stato facile l’intervento per i vigili del fuoco. «Non abbiamo trovato una fonte d’acqua nelle vicinanze. La zona è talmente congestionata che è quasi impossibile trasportare acqua», ha detto il comandante Shakil Nowaz. Tra le 78 vittime alcuni passanti e i clienti del ristorante. Ma il numero delle vittime è destinato a salire, riporta l’agenzia Reuters, perché non è chiaro se ci siano sopravvissuti ai piani superiori dell’edificio.

Una forte urbanizzazione della popolazione bengalese, a partire dagli anni 90, ha visto milioni di contadini trasferirsi dalle campagne alla capitale Dacca, che conta oggi 14,4 milioni di abitanti. Intorno al centro della città si sono formati i cosiddetti slum, il corrispondente asiatico delle favelas brasiliane, dove entro il 2030 potrebbero trovare riparo altre 8,4 milioni di persone. Il Bangladesh, stato confinante a ovest con l’India e a nord con il Bhutan, ha una popolazione complessiva di 164,7 milioni di abitanti.

Capitale a rischio crolli – Quello di Chawk Bazar non è il primo episodio di incendi e crolli nella capitale. Aveva destato un moto di indignazione internazionale il crollo del Rana Plaza, il 24 aprile 2013 a Savar, nella periferia di Dacca. 1.129 morti e 2.515 feriti il bilancio finale. L’edificio ospitava una fabbrica del settore tessile che produceva, attraverso numerosi subappalti locali, vestiti per marchi di abbigliamento internazionali come H&M e il gruppo Inditex (tra cui Zara e Massimo Dutti). La campagna Abiti Puliti ha ottenuto un accordo quinquennale per la prevenzione di crolli e incendi sul luogo di lavoro, sottoscritto da 220 aziende subappaltatrici bengalesi e dai principali marchi internazionali coinvolti, che ha portato alla messa in sicurezza di 1900 fabbriche.