«Sono esausta», così la prima ministra Jacinda Ardern, la voce rotta dall’emozione, ha annunciato le proprie dimissioni. Lascerà l’incarico il 7 febbraio dopo 5 anni alla guida del Paese, «i più appaganti della mia vita». Le prossime elezioni si terranno il 14 ottobre.
Le dimissioni – «Anche i politici sono umani. Facciamo tutto quello che possiamo per tutto il tempo possibile, e poi a un certo punto arriva l’ora di andarsene. Per me è arrivata», ha spiegato durante la conferenza stampa a sorpresa a Napier, dove si trovava per un ritiro del partito laburista. Ha motivato la sua scelta spiegando che durante l’estate sperava di trovare l’energia per continuare ma «non ce l’ho fatta». «Guidare un paese è un compito di massimo privilegio, ma anche uno tra i più faticosi. Non si può e non si dovrebbe affrontare senza un serbatoio pieno e un po’ di riserva per le sfide inaspettate».
La famiglia – Il suo approccio politico progressista e deciso si è confermato anche in questa scelta che, oltre a essere politica, è estremamente personale. Nel corso della conferenza, la leader laburista si è rivolta più volte a chi, in questi anni, «ha fatto i maggiori sacrifici»: la figlia Neve, che presto inizierà la scuola e il compagno Clarke Gayford, chiedendogli di sposarsi. A gennaio dell’anno scorso la coppia infatti aveva dovuto posticipare le nozze a causa dell’emergenza Covid-19. Al termine dell’incontro ha sottolineato di voler essere ricordata come «qualcuno che ha sempre cercato di essere gentile», prima di abbracciare il compagno e andarsene insieme a lui.
Il ritratto – Nata da una famiglia mormona a Murupara, un paesino nelle campagne a sud di Auckland, a 37 anni è diventata la leader più giovane nella storia del paese dopo 150 anni, nonché la terza donna alla guida del paese dopo Jenny Shipley (1997-1999) e Helen Clark (1999-2008). Nel corso dei suoi due mandati si è trovata a gestire diverse situazioni di crisi. Prima fra tutte, quella degli attentati terroristici di Christchurch nel 2019, quando un suprematista bianco australiano uccise 51 fedeli musulmani e 40 rimasero feriti in due centri di culto. All’indomani della strage, Ardern incontrò la comunità musulmana della città indossando il velo e indicendo due minuti di silenzio nazionale. La settimana successiva promulgò nuove leggi sull’uso delle armi. Ad averla resa ulteriormente popolare all’estero è stata la gestione ferrea della pandemia, non del tutto apprezzata in patria. Attenta alla diversità e alla popolazione nativa del suo paese, Ardern ha indossato il korowai, l’abito tradizionale Maori, per incontrare la regina Elisabetta ed è stata la prima premier neozelandese a partecipare a un Pride, nel 2018. Nello stesso anno è diventata madre, prendendo sei settimane di maternità e allattando, fatto fino ad allora inedito, nel palazzo delle Nazioni Unite.